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La polveriera del Congo orientale fa paura

Il gruppo ribelle M23 si prende anche Bukavu, capoluogo del Sud Kivu – Si moltiplicano gli appelli per un cessate il fuoco, anche verso il Ruanda che sostiene i ribelli – L’intervista all’esperto

  • 17 febbraio, 19:04
06:01

Congo, i ribelli hanno conquistato Bukavu

SEIDISERA 17.02.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/dielle 

Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) il gruppo ribelle M23 avanza e conquista Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu. Dopo quasi un mese di scontri – che hanno causato più di 3’000 vittime – ieri (domenica) i ribelli hanno infatti preso il controllo della città, un punto chiave per il commercio e i trasporti delle materie prime di cui è ricca la piccola provincia. I residenti hanno segnalato saccheggi e caos in diversi quartieri.

Precedentemente il gruppo M23, supportato dal governo ruandese che sostiene di proteggere l’etnia Tutsi, aveva già conquistato Goma, capitale della provincia del Nord Kivu confinante proprio con il Ruanda. Secondo l’ONU, a sostegno delle milizie dell’M23 ci sarebbero anche 4’000 soldati ruandesi.

Il rischio che il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo si estenda a tutta la regione dell’Africa orientale e dei grandi laghi è quindi concreto, ma “da evitare assolutamente”. Lo ha ribadito lo scorso fine settimana il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, intervenuto al vertice dell’Unione Africana di Addis Abeba fortemente influenzato dalla situazione nell’est della RDC. “I combattimenti che imperversano nel Sud Kivu, a seguito della continuazione dell’offensiva dell’M23, minacciano di spingere l’intera regione oltre il precipizio”, ha detto Guterres.

Per comprendere meglio la situazione dopo l’escalation militare e soprattutto capire fino a dove potranno spingersi le forze ribelli M23, SEIDISERA ha intervistato il professore di storia dell’Africa Carlo Carbone.

“In questo momento non è chiaro dove possa arrivare questo conflitto, in questa fase ha avuto decisamente il sopravvento l’azione dell’M23 nel Congo orientale, che ha messo in fortissime difficoltà il governo congolese. Le forze armate congolesi di fatto si sono ritirate dalle aree in cui è avanzato gradualmente l’M23 e non hanno sostanzialmente opposto resistenza. Questo, a sua volta, sta cominciando a far traballare la presidenza di Félix Tshisekedi e ci si sta chiedendo quanto può resistere come governo legittimo, anche sulla base delle sconfitte sul terreno. Le questioni sono dunque due: la prima è se i ribelli intendono sfruttare questi successi sul terreno per continuare ad avanzare e magari addirittura puntare sulla capitale Kinshasa, cosa che era stata ventilata e poi smentita a più riprese nelle settimane passate. La seconda, ovviamente connessa, è appunto la stabilità della presidenza e della figura di Tshisekedi…insomma, in questo momento mi sembra che sia tutto ancora aperto”. 

Quanto vacilla davvero il governo congolese e qual è il ruolo del Ruanda in questa situazione? 

“Vacilla molto, soprattutto negli ultimi giorni secondo me, anche perché è stato lasciato molto solo a livello africano. L’Unione Africana così come diversi attori a livello internazionale, si sono spesi per invitare a un cessate il fuoco e per fermare le ostilità, però si sono tutti fermati un passo prima della ferma condanna - come sarebbe invece necessario - dell’azione del Ruanda. Hanno parlato di sovranità del Congo, di necessità che gli attori esterni si ritirino, ma di fatto non hanno ecceduto nel colpire il Ruanda, che quindi esce un po’ rafforzato da questa situazione in cui è un aggressore, ma non viene condannato più di tanto. L’opposto di quello che Tshisekedi cercava invece di ottenere: una più netta presa di posizione, incluse sanzioni nei confronti del regime di Kigali”.

Questo come potrebbe influire sulla stabilità della regione e dei Paesi confinanti?

“Questa è un’altra grande questione. Non è infatti esclusa la possibilità dell’intervento di altri Paesi, in prima battuta il Burundi e l’Uganda. Entrambi hanno già dei propri soldati dispiegati territorio congolese, si dice 3-4’000 ugandesi tra Ituri e Nord Kivu e circa 10’000 soldati burundesi nel Sud Kivu, e nominalmente queste forze sono schierate dalla parte del governo congolese. Il rischio è quindi proprio quello di una crescita del conflitto con degli scontri aperti, magari tra Ruanda e Congo, e magari con il coinvolgimento graduale di altri Paesi, a partire appunto da quelli che sono già presenti”.
                

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