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Le macerie della Siria

Guerra, memoria e resilienza. Flash su una famiglia di Homs nel giorno in cui Filippo Grandi sarà a Lugano

  • 22 maggio 2018, 07:57
  • 23 novembre, 01:26
La famiglia En Jabbour, anche grazie agli aiuti arrivati dal Ticino, sta ricostruendo la propria casa

La famiglia En Jabbour, anche grazie agli aiuti arrivati dal Ticino, sta ricostruendo la propria casa

  • RSI/Roberto Antonini

E’ facile commuoversi, le emozioni si controllano difficilmente, le immagini sono a volte un pugno nello stomaco, come quella fotografia celeberrima che immortala il corpicino di quel bimbo siriano, Aylan, riverso sul bagnasciuga di una spiaggia turca, il volto immerso nell’acqua, o come lo spettacolo di inenarrabile distruzione che abbiamo visto a Aleppo, a Homs o a La Goutha est. Ma facile è anche dimenticare, voltare pagina. Perché quella realtà non è solo insostenibile per chi vi è confrontato quotidianamente, ma ci disturba profondamente, ci vieta la normalità, impedisce la spensieratezza, toglie la serenità. E allora cancelliamo dalla memoria, per poter sopravvivere, almeno noi.

La realtà è una fitta dolorosa, chi è costretto a viverla o soccombe fisicamente o moralmente, o la combatte con la fuga, la resilienza, spesso aggrappandosi a un dettaglio, un volto, un luogo, una casa. Un appiglio al quale si aggrappa la resilienza. Ovverosia l’unica alternativa alla fuga.

Resilienza come quella della famiglia En Jabbour che a Homs, città martoriata dal conflitto, con interi quartieri rasi al suolo, ha deciso di rimanere. “Homs sono le mie radici, io sono come un albero e senza radici muoio” ci ha raccontato Victoria, adolescente che ha ritrovato il sorriso, dopo aver vissuto per anni la tragedia della guerra. Della loro strada, una lunga fila di case ridotte in macerie, lei, il fratello Firass e i genitori, Nora e Essam, sono gli unici abitanti. Grazie anche a fondi raccolti da una colletta nella Svizzera Italiana, hanno cominciato a ricostruire la loro abitazione. Per la prima volta dal 2012 hanno di nuovo acqua, elettricità, infissi e vetri a diverse finestre. Certo la casa è ancora semidistrutta, ci vorrà del tempo, il panorama è desolante. Ma l’appiglio a cui si afferrano sembra solido, loro si aggrappano con decisione e con una speranza che come la loro casa martoriata dalle bombe e dai proiettili d’artiglieria, sembrava azzerata, ma che ora può essere lentamente ricostruita.

Roberto Antonini

Emergenza umanitaria, incontro con Filippo Grandi

Martedì 22 maggio, all'Auditorio Stelio Molo di Lugano-Besso, dalle 18:00, la RSI organizza una serata sul tema dell'Emergenza umanitaria. Sarà ospite Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Conducono Paola Nurnberg e Alessandro Bertellotti. Entrata libera, posti limitati. Prenotazioni all'indirizzo eventi@rsi.ch.

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