Lula Da Silva è stato riconosciuto colpevole mercoledì anche nel processo di secondo grado, per la vicenda di tangenti versate da una azienda edile in cambio di contratti per l'azienda petrolifera Petrobras.
Almeno due dei tre giudici della Corte d'appello hanno mantenuto la condanna di primo grado, 9 anni e mezzo, per corruzione e riciclaggio di denaro sporco. L'ex presidente brasiliano rischia fino a 12 anni di carcere.
Una sentenza, questa, che pesa come un macigno sulla sua possibile ricandidatura alle elezioni presidenziali di ottobre e che apre molti interrogativi sulla politica del paese, già reduce dall'impeachement di Dilma Rousseff.
TG/ATS/bin