Oggi, sabato, è la giornata del silenzio elettorale in Francia in attesa dello svolgimento del primo turno delle elezioni presidenziali di domenica. Tra Emmanuel Macron (La République en Marche) e Marine Le Pen (Front National), secondo gli ultimi sondaggi, è ormai un testa a testa: il primo raccoglie tra il 26% e il 27% delle preferenze, la sua rivale tra il 22% e il 25%. L’esito quindi del primo turno rimane incerto, come spiega Frédéric Dabi, direttore dell’Istituto di sondaggi IFOP.
"Si può parlare di voto incerto in quanto siamo di fronte a un dinamismo molto forte di Marine Le Pen, che nel giro di una decina di giorni ha guadagnato 5-6 punti. Il divario con il presidente Macron - che non sta subendo un tracollo ma che registra una certa erosione nelle intenzioni di voto- si è considerabilmente ridotto. Questo rende il risultato incerto e ci possiamo chiedere addirittura se ci possa essere un'inversione, con Le Pen in testa su Macron domani sera. Anche se nelle nostre indagini questo scenario non lo vediamo, non lo si può escludere proprio per il dinamismo di Marine Le Pen e la stagnazione di Emmanuel Macron."
Per Marine Le Pen sarebbe un colpaccio superare un presidente, che in campagna elettorale non si è visto.
"Possiamo dire che Macron ritorna al suo livello ante-guerra in Ucraina. C'è stato all'inizio del conflitto un effetto "serriamo in ranghi" e sosteniamo il nostro presidente, che si sta impegnando per tentare di fermare il conflitto, ma con il passare delle settimane questo effetto è scemato e assistiamo a un effetto perverso: Macron è ancora il presidente delle crisi, ma anche dello stato quo, quando invece per la prima volta Le Pen incarna il cambiamento."
Emmanuel Macron non ha sbagliato a rifiutare di dibattere con gli altri candidati... la scusa è stata la guerra che lo impegnava... sapendo che non è amato da una parte della società francese, questo suo rifiuto non l'ha ancor più penalizzato?
"Ha effettivamente dato l'impressione di non voler fare campagna, di voler rimanere in una posizione di superiorità rispetto ai suoi rivali politici. I francesi si aspettavano dei dibattiti. Le presidenziali sono un momento di confronto tra candidati per valutarne la credibilità. E l'immagine che è arrivata ai francesi è stata quella di un presidente che non voleva impegnarsi in una campagna elettorale. Dà l'impressione di essere distante, di non essere interessato alla quotidianità dei francesi in un contesto dove il potere d'acquisto è al centro delle preoccupazioni dei francesi. E un tema come questo è sempre una sfida difficile da vincere per il presidente uscente".
E infine c'è l'astensione…
I sondaggi indicano un po' meno del 30%. La domanda è se verrà battuto il record del 21 aprile 2002. In ogni caso il livello di astensione è dato in progressione rispetto all'ultima presidenziale. Un livello che è il prodotto di una campagna che ha deluso: l'80% dei francesi la definiscono una campagna di cattivo livello. Inoltre, c'è una gran mobilità tra gli elettori, si esita molto tra i candidati: il 25% degli interpellati ha affermato di poter cambiar idea all'ultimo momento... e questo può riservare delle sorprese domani sera.