Sono bastati venti minuti per incriminare formalmente Yorgen Fenech, accusato di avere commissionato l'assassinio di Dafne Caruana Galizia. È scattata l'ora della resa dei conti, a Malta, non solo per lui ma anche per il premier Joseph Muscat che dovrebbe lasciare al più tardi il 18 gennaio stando a fonti di stampa locali.
Per gli inquirenti è il 37enne erede del Tumas Group, trasformato dal padre in un impero, il mandante dell'autobomba che il 16 ottobre 2017 uccise la giornalista. Al termine di un'udienza lampo nei suoi confronti sono scattati tre capi di imputazione: organizzò, finanziò e si rese complice dell'omicidio.
Yorgen Fenech, sospettato anche di collegamenti con mafie italiane, si è dichiarato "non colpevole". Gli investigatori hanno fatto sapere di star seguendo, in collaborazione con l'Interpol, le tracce dei fornitori italiani della bomba.
Si avvicina intanto l'ora in cui anche il premier Joseph Muscat dovrà rispondere a chi gli chiede di andarsene. Non solo alle migliaia di maltesi che da giorni protestano in massa sotto le sedi del potere a La Valletta, ma anche ad una sempre più larga fetta del partito con, in prima fila, la candidata alla successione, Miriam Dalli.
Sabato mattina, l’eurodeputata ha aperto la giornata con un post sul proprio profilo ufficiale di Facebook, affermando: "Sono arrabbiata e tradita. So che moltissime altre persone si sentono come me. Quelli con cui ho parlato, laburisti e non, si sentono disorientati. Non è questione di laburisti o nazionalisti. Questa è una questione che riguarda l'intero paese".
Malta, possibili dimissioni del primo ministro
Telegiornale 01.12.2019, 13:30