Nella sfida al ballottaggio tra la presidente in carica Maia Sandu, europeista e atlantista, e lo sfidante Alexander Stoianoglo, ex procuratore generale di Chisinau cooptato nelle fila del Partito socialista, tradizionalmente più orientato verso la Russia, si replica uno scenario già visto in Moldova nel passato recente e lontano, e in altre repubbliche ex sovietiche, ultima in ordine temporale la Georgia, dove il duello è sempre stato ed è tra forze filoccidentali e filorusse. Al primo turno due settimane fa, Sandu ha ottenuto il 42,5% dei consensi, Stoianoglo il 26%.
L’affluenza alle urne è arrivata al 52%, livello non molto elevato, evidenziando come gli elettori moldavi hanno sviluppato nel corso dei decenni una certa riluttanza al voto; anche al contemporaneo referendum sull’ingresso del paese nell’Unione europea, la percentuale ha superato di poco il 50%: la consultazione, voluta dalla presidente e dal governo che ha lei fa riferimento, è stata vinta dal fronte europeista per il rotto della cuffia, con il 50,35% a favore dell’entrata nella UE e il 49,65% contro.
L’incognita degli indecisi
Tra il primo turno e il ballottaggio non sono stati fatti sondaggi, ma quelli di settembre e ottobre hanno mostrato che la partita è aperta e il vantaggio di Sandu non è talmente largo da non consentire il recupero di Stoianoglo. Secondo i numeri dell’istituto Idata, la presidente è data sul 40%, lo sfidante al 35%, con circa il 23% di incerti. Il risultato del primo turno e anche quello del referendum, per il quale alle vigilia era prevista la vittoria netta dei filoeuropei, hanno rilanciato le speranze dei filorussi, con l’incognita sempre degli indecisi e di quella che sarà l’affluenza ai seggi. Da questo punto di vista la Moldova pare spaccata su tre fronti: quelli rispettivi dei due candidati e il terzo formato da coloro che sono rimasti e rimarranno lontano di seggi. Presidente e sfidante non sono riusciti a mobilitare in grande stile gli elettori, anche se la performance degli europeisti è rimasta sotto le attese.
La Moldova è spaccata sull'UE
Telegiornale 21.10.2024, 20:00
Le accuse di interferenze
Maia Sandu ha accusato senza mezzi termini la Russia di interferenze e denunciato brogli, sia nei mesi scorsi, sia dopo i risultati del 20 settembre, e la tensione internazionale è cresciuta in contemporanea alle proteste dopo il voto della scorsa settimana in Georgia. Rispetto alla repubblica ex sovietica del Caucaso, le posizioni in Moldova sono invertiti e se a Tbilisi è il governo ad essere filorusso, a Chisinau è invece l’opposizione: Sandu, eletta nel 2020, ha dovuto affrontare anni difficili, caratterizzati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, nel contesto di una situazione generale da sempre problematica dal punto di vista economico, e le insufficienti risposte di presidente e governo di fronte alla crisi hanno favorito Stoianoglo. L’ex procuratore generale non è una marionetta del Cremlino e si è espresso a favore dell’integrazione del paese nell’Unione europea; al ballottaggio potrà contare su buona parte dei voti che al primo turno sono andati agli altri candidati non proprio europeisti, per così dire, da Renato Usatii a Irina Vlah, da Vasili Tarlev e Ion Chicu, che insieme due settimane fa hanno raccolto circa il 25%.
Georgia: Europa addio
Modem 28.10.2024, 08:30
L’arrivo sul filo di lana
La corsa è insomma aperta e sarà probabilmente la mobilitazione dell’ultimo momento a decidere chi sarà il nuovo o la nuova capa di stato in Moldova, sul filo di lana: Sandu si affida anche al voto dall’estero, con il 70% degli espatriati che ha votato per lei al primo turno; Stoianoglo ha dalla sua le regioni periferiche, del nord e del sud, le più deluse dal corso del governo e della presidente negli ultimi quattro anni, nonostante i massicci aiuti finanziari arrivati da Unione europea e Stati Uniti. Negli ultimi decenni a Chisinau si sono alternati con regolarità presidenti e governi filoeuropei o filorussi: Sandu potrebbe per la prima volta concedere il bis, confermando, dopo la vittoria nel referendum, la volontà degli elettori di mantenere la barra verso Bruxelles. Il paese dal 2024 ha cominciato ufficialmente le trattative per l’entrata nell’Unione europea, ma al suo interno continua ad essere diviso e a rischio di nuovi strappi o rallentamenti, nel caso fosse Stoianoglu a prevalere.