I giornalisti che seguono le manifestazioni di protesta negli Stati Uniti per la morte di George Floyd "devono poter fare il loro lavoro senza essere attaccati, intimiditi e arrestati arbitrariamente": lo ha dichiarato oggi, venerdì, l'Alto Commissario per i diritti umani dell'ONU, Michelle Bachelet, dopo che in varie città americane proiettili di gomma sono stati sparati dalle forze dell'ordine non solo contro manifestanti ma anche sugli operatori dei media che stavano riferendo di ciò che stava accadendo.
Un "souvenir" da Minneapolis
Proiettili di gomma sono stati sparati sabato scorso verso le 20.00 nel centro di Minneapolis anche nella direzione in cui si trovavano il nostro corrispondente dagli Stati Uniti Max Herber (ascolta la sua testimonianza in testa all'articolo), il suo collega di RTS Gaspard Kühn e il loro cameraman Jean-Pascal Azaïs, che pure avevano tentato di identificarsi mostrando i tesserini.
Invitati ad allontanarsi (anche se "non c'è stato il tempo di capire cosa ci stessero dicendo"), i tre svizzeri si sono ritrovati a un certo punto intrappolati in una strada senza uscita. Quando hanno messo fuori la testa per capire se ci fosse margine di dialogo, la risposta è stato un nuovo colpo di avvertimento. Sono le immagini conclusive del servizio trasmesso domenica al Telegiornale. "È stato il momento peggiore", racconta Herber.
Minneapolis: la polizia ha lanciato proiettili di gomma contro il nostro corrispondente
RSI Info 05.06.2020, 17:06
Negli Stati Uniti in una quarantina di città è in vigore il coprifuoco a causa dei disordini scoppiati in seguito alla morte del 46enne afroamericano durante un'operazione di polizia. Tuttavia, i giornalisti sono esenti da questi coprifuoco. Sono molti quelli che, mentre seguivano le manifestazioni, sono stati "aggrediti fisicamente e arrestati senza motivo nonostante i loro accrediti fossero ben visibili", secondo Bachelet.
Il caso più noto, perché avvenuto in diretta televisiva a una squadra della rete mondialmente più conosciuta, resta quello del reporter della CNN Omar Jimenez. Mentre stava raccontando le manifestazioni, Jimenez è stato circondato dagli agenti. Nel video disponibile sul sito dell'emittente lo si sente chiaramente mentre dice agli agenti che è disposto a spostarsi altrove se è di intralcio. Ciononostante, a un certo punto scattano le manette ai polsi suoi e dei colleghi Bill Kirkos e Leonel Mendez, in seguito tutti rilasciati. "Non sarebbe mai dovuto accadere", ha detto poi il governatore del Minnesota Tim Walz, che ha presentato delle scuse ufficiali.
Il reporter di Deutsche Welle preso di mira sabato a Minneapolis
RSI Info 05.06.2020, 17:06
Poteva andare anche peggio a Stefan Simons, della Deutsche Welle, che si è ritrovato preso di mira da agenti alle sue spalle mentre si preparava ad andare in onda, sabato scorso. Eppure indossava un giubbotto con la scritta "Press" ben visibile. Nel video Simons si abbassa quanto sente fischiare un proiettile e si sente il suo cameraman dirgli "Stefan, stanno sparando a te". Il reporter si volta e grida "Ehi, siamo della stampa, smettete di spararci". Più tardi i due sono stati anche minacciati di arresto e costretti ad allontanarsi. Su questo episodio, il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ha annunciato di voler chiedere spiegazioni direttamente a Washington.
Oltre 200 casi del genere sono stati segnalati all'Alto Commissario. "Si tratta di un attacco senza precedenti alla stampa" denuncia l'ex presidente cilena, per la quale questi incidenti, "sono ancor più gravi se pensiamo che la libertà di espressione è uno dei principi fondamentali e il cuore dell'identità degli Stati Uniti".
Reportage da Minneapolis
Telegiornale 31.05.2020, 22:00