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Netanyahu da Trump a Mar-a-Lago

Il premier israeliano accolto dal candidato repubblicano nella sua tenuta in Florida - Primo incontro faccia a faccia in quasi 4 anni - Trump: “Harris irrispettosa su Israele, sistemerò tutto io”

  • Ieri, 21:07
  • 2 ore fa
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Trump ha accolto venerdì nella sua tenuta di Mar-a-Lago, il premier israeliano Benjamin Netanyahu

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Di: AP/ATS/RSI Info

Donald Trump ha accolto venerdì nella sua tenuta di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, il premier israeliano Benjamin Netanyahu per il loro primo faccia a faccia in quasi 4 anni. Incontro che avviene dopo il controverso discorso del premier israeliano al Congresso USA e gli incontri alla Casa Bianca con il presidente statunitense Joe Biden e poi con Kamala Harris, (che pare averlo irritato per aver alzato i toni sulla Striscia di Gaza).

Il leader israeliano è al quinto giorno di una visita di una settimana negli Stati Uniti, volta a rafforzare il sostegno alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza, guerra che dura da 9 mesi, e a risollevare la propria popolarità, in calo in patria.

Trump ha colto l’occasione al volo per attaccare la sua rivale presidenziale: “Le sue parole sono irrispettose di Israele... in realtà non so come una persona ebrea possa votarla, ma questo dipende da loro”, ha detto dopo aver accolto l’ospite. “Abbiamo persone incompetenti a gestire il nostro Paese”, ha proseguito, descrivendo Harris come peggiore di Biden. “Se vinciamo, sarà molto semplice. Tutto si sistemerà, e molto in fretta. Se non lo facciamo, potrebbero accadere grandi guerre in Medio Oriente e forse una Terza guerra mondiale”, ha aggiunto.

Trump e Netanyahu cercano di ricucire un’importante alleanza politica, che si era incrinata dopo che Netanyahu si era congratulato con Joe Biden per la sua vittoria alle presidenziali del 2020 contro Trump.

Davanti ai giornalisti, prima che Trump e Netanyahu si sedessero a colloquio in una sala con murales, il premier israeliano ha consegnato al tycoon una foto incorniciata che, secondo il leader israeliano, ritraeva un bambino fatto prigioniero dai militanti di Hamas nelle prime ore della guerra. “Ce ne occuperemo”, ha assicurato Trump.

In una dichiarazione rilasciata dopo l’inizio dei colloqui tra i due leader, gli assistenti di Trump hanno affermato che egli si è impegnato a “fare ogni sforzo per portare la pace in Medio Oriente” e a combattere l’antisemitismo nei campus universitari se gli elettori americani lo eleggeranno alla presidenza a novembre.

Il viaggio di Netanyahu in Florida fa seguito a un discorso infuocato tenuto mercoledì a una riunione congiunta del Congresso, in cui il premier ha difeso la conduzione della guerra da parte del suo governo di estrema destra e ha criticato aspramente i manifestanti americani che manifestavano in favore dei palestinesi, accusando il governo di Netanyahu di “genocidio”. Nei colloqui di giovedì a Washington, Biden e la vicepresidente Kamala Harris, rivale democratica di Trump per la presidenza, hanno fatto pressione su Netanyahu affinché collabori con loro per concludere i negoziati per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.

Trump e Netanyahu hanno entrambi bisogno uno dell’altro: Trump per rafforzarsi come interlocutore nei principali nodi internazionali, dall’Ucraina al Medio Oriente, e per mostrare il suo sostegno a Israele nel tentativo di conquistare voti tra gli ebrei americani, tradizionalmente filo dem; il premier israeliano per riallacciare i rapporti, sia in chiave interna (i partiti di destra al governo sostengono il tycoon) sia nel caso venga rieletto. Un esercizio di equilibrismo, essendo sbarcato negli USA dopo il ritiro dalla corsa di Biden, il subentro di Harris e la riapertura della partita elettorale.

Sia Trump che Netanyahu hanno forti interessi politici nel superare le loro differenze. Da presidente, Trump è andato ben oltre i suoi predecessori nell’esaudire i principali desideri di Netanyahu nei confronti degli Stati Uniti.

Per Trump, candidato repubblicano alle presidenziali, l’incontro potrebbe anche essere l’occasione per intensificare gli sforzi dei repubblicani di presentarsi come il partito più fedele a Israele.

Le divisioni tra gli americani sul sostegno degli Stati Uniti alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza hanno aperto crepe in anni di forte sostegno bipartisan a Israele, il maggior beneficiario degli aiuti statunitensi.

Per Netanyahu, è imperativo riparare le relazioni con Trump, vista la prospettiva che Trump possa tornare a essere presidente degli Stati Uniti (Paese fornitore di armi e protettore di Israele).

Per entrambi i leader, l’incontro di venerdì serve a mettere in evidenza, per il proprio elettorato di riferimento nazionale, la loro rappresentazione di leader forti. Ma le dichiarazioni pubbliche di Trump, che sollecitano una rapida fine della guerra a Gaza, potrebbero aumentare le tensioni.

“Benjamin Netanyahu ha speso gran parte della sua carriera negli ultimi due decenni per legarsi al Partito repubblicano”, ha dichiarato Aaron David Miller, ex diplomatico statunitense per i negoziati arabo-israeliani, ora senior fellow presso il Carnegie Endowment for International Peace. Per i prossimi sei mesi, ciò significa “ricucire i legami con un presidente irascibile e arrabbiato”, ha detto Miller, cioè Trump.

Trump ha rotto con Netanyahu all’inizio del 2021, dopo che il primo ministro israeliano è stato uno dei primi leader mondiali a congratularsi con Biden per la sua vittoria alle elezioni presidenziali, ignorando la falsa affermazione di Trump sulla sua vittoria. “Bibi avrebbe potuto rimanere in silenzio”, disse allora Trump in un’intervista a un giornale israeliano. “Ha commesso un terribile errore”.

L’ultima volta che Netanyahu e Trump si sono incontrati è stato in occasione della cerimonia di firma alla Casa Bianca del settembre 2020 per il più importante risultato diplomatico della carriera politica di entrambi. Si trattava di un accordo mediato dall’amministrazione Trump in cui gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein accettavano di stabilire normali relazioni diplomatiche con Israele. Per Israele significa che i due Paesi lo riconoscono formalmente per la prima volta. È stato un passo importante in quello che Israele spera sia un allentamento delle tensioni e un ampliamento dei legami economici con i suoi vicini arabi.

Nei post e nelle dichiarazioni pubbliche dopo la rottura con Netanyahu, Trump si è dipinto come se, da presidente, si fosse esposto per Israele e Netanyahu lo avesse ripagato con la sua slealtà. Ha anche criticato Netanyahu su altri punti, accusandolo di “non essere preparato” agli attacchi di Hamas del 7 ottobre che hanno dato il via alla guerra a Gaza, per esempio.

Nel suo discorso di alto profilo al Congresso, mercoledì, Netanyahu ha riconosciuto Biden, che ha mantenuto il sostegno militare e diplomatico all’offensiva israeliana a Gaza nonostante l’opposizione del suo Partito Democratico.
Ma Netanyahu ha riversato elogi su Trump, definendo storici gli accordi regionali che Trump ha aiutato a mediare e ringraziandolo “per tutte le cose che ha fatto per Israele”

Netanyahu ha elencato le azioni dell’amministrazione Trump a lungo richieste dai governi israeliani: gli Stati Uniti hanno ufficialmente dichiarato la sovranità di Israele sulle alture del Golan, catturate dalla Siria durante la guerra del 1967; una politica statunitense più dura nei confronti dell’Iran; Trump ha dichiarato Gerusalemme capitale di Israele, rompendo con la politica statunitense di lunga data secondo cui lo status di Gerusalemme dovrebbe essere deciso nei negoziati israelo-palestinesi. “Ho apprezzato”, ha detto Trump giovedì a “Fox & Friends”, riferendosi alle lodi di Netanyahu.

Trump ha sollecitato Netanyahu “a finire la guerra e in fretta”, non tanto per questioni umanitarie ma per la cattiva pubblicità che Israele si sta facendo nel mondo per aver diffuso le immagini delle sue operazioni a Gaza, dove sono morti quasi 40 mila civili. Insomma, una questione di “pubbliche relazioni”, le ha definite. 

Come per l’invasione russa dell’Ucraina, Trump si è limitato a dire che con lui presidente Hamas non avrebbe attaccato Israele, ma in entrambi i casi non ha fornito soluzioni precise. Probabile comunque che se tornasse alla Casa Bianca darebbe più carta bianca all’alleato, anche sul futuro di Gaza e della Palestina. Del resto durante il primo mandato ha condotto una politica a senso unico, facendo appunto tabula rasa della soluzione dei due Stati: accordi di Abramo, spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme riconosciuta come capitale, OK all’annessione delle Alture del Golan e agli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, azzeramento degli aiuti ai palestinesi. Trump ha ripetutamente esortato Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, a “finire il lavoro” a Gaza e a distruggere Hamas, ma non ha spiegato come.

Netanyahu, “negoziatori a Roma probabilmente a inizio settimana”

Netanyahu, incontrando Trump a Mar-a-Lago, ha detto che Israele invierà una squadra negoziale ai colloqui per il cessate il fuoco a Roma “probabilmente all’inizio della settimana”. Lo scrivono i media internazionali, tra cui il Guardian.  In precedenza, il reporter Barak Ravid aveva riferito sul portale Walla - citando fonti israeliane e USA - che il capo del Mossad David Barnea incontrerà domenica nella Capitale il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal per discutere dell’accordo sugli ostaggi.

Gli Obama sostengono Harris

Telegiornale 26.07.2024, 20:00

 

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