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Netanyahu parla all’ONU e gela le speranze di tregua

Il premier israeliano nel suo discorso attacca l’Iran e le stesse Nazioni Unite - Alcune delegazioni lasciano la sala per protesta - Poco dopo colpito il quartier generale di Hezbollah, ma Nasrallah “sta bene”

  • 27 settembre, 17:58
  • 30 settembre, 08:51
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Netanyahu all'Assemblea generale dell'ONU

SEIDISERA 27.09.2024, 18:35

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Di: AFP/Reuters/pon 

I raid contro Hezbollah in Libano continueranno, così come la guerra a Gaza, “fino alla vittoria totale”. Nel suo intervento all’ONU di venerdì, Benjamin Netanyahu ha subito gelato le speranze di chi insiste per un cessate il fuoco (Stati Uniti e Francia ne avevano chiesto mercoledì uno “immediato di 21 giorni”). E il conteggio dei morti si allunga: poco dopo l’intervento di Netanyahu, la periferia sud di Beirut è stata nuovamente scossa da esplosioni. È stato colpito il quartier generale di Hezbollah, causando la distruzione di un intero isolato e molti morti, dicono le autorità libanesi. Secondo fonti di stampa, il bersaglio era il leader del movimento sciita Hassan Nasrallah, che “sta bene” stando a una fonte di Hezbollah. Da lunedì sono più di 700 gli uccisi nel Paese dei cedri, in quasi un anno oltre 41’000 nella Striscia.

“Non intendevo venire qui quest’anno, il mio Paese è in guerra e sta combattendo per la sua vita”, ha detto il premier israeliano. “Israele è stato costretto a difendersi su sette fronti sostenuti dall’Iran”, ha proseguito Netanyahu, aggiungendo che “Teheran sta cercando di imporre il suo radicalismo ben oltre il Medio Oriente”. È soprattutto sul Paese degli ayatollah che il premier ha incentrato il suo discorso, esortando le Nazioni Unite ad abbandonare la via della diplomazia per imboccare quella delle sanzioni e assicurando che Israele farà tutto quanto in suo potere per assicurarsi che Teheran non possa dotarsi dell’atomica.

Netanyahu ha denunciato all’assemblea generale le “menzogne e calunnie” pronunciate contro Israele, oggetto di ripetuti attacchi e appelli da parte degli oratori di altri Paesi. Anche dai due che hanno aperto la sessione mattutina di venerdì, appena prima del suo intervento: “Signor Netanyahu, fermi questa guerra adesso!”, ha detto il premier sloveno Robert Golob, mentre il suo omologo pachistano Shehbaz Sharif ha dichiarato che quello in corso “non è solo un conflitto, ma un massacro sistematico dell’innocente popolo palestinese”.

Il capo del Governo dello Stato ebraico si è ripetutamente scagliato anche contro le stesse Nazioni Unite, lanciando accuse di antisemitismo che ha esteso anche al procuratore generale della Corte penale internazionale, che ha chiesto di emettere contro di lui un mandato di arresto.

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La presenza di Netanyahu contestata anche fuori dall'aula

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In aula Netanyahu ha trovato poco sostegno, se non dalla delegazione dello Stato ebraico che lo ha ripetutamente applaudito. Alcune hanno semplicemente lasciato la sala in segno di contestazione. Non c’era nemmeno quella saudita, quando il premier israeliano ha invocato una ripresa delle trattative per la normalizzazione dei rapporti con Riad, un processo fermato di netto dagli eventi dopo il 7 ottobre 2023. Non ha però nemmeno citato la questione che blocca ogni dialogo: la richiesta araba di uno Stato palestinese indipendente, previsto dall’ONU sin dal 1947 e dalla soluzione dei due Stati ufficialmente appoggiata da gran parte della comunità internazionale. Una richiesta che Israele respinge esplicitamente.

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Israele dice no alla tregua

Telegiornale 26.09.2024, 20:00

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