Aung San Suu Kyi si è difesa mercoledì davanti alla Corte penale internazionale dell'ONU all'Aja che accusa il Myanmar di pulizia etnica nei confronti della minoranza musulmana dei Rohingya. Secondo la Premio Nobel per la Pace l'accusa è "incompleta ed errata", come riportano i media internazionali.
"Non è stato un genocidio" - ha affermato la leader birmana - "Il Gambia ha posto un'immagine incompleta e fuorviante della situazione di fatto nello stato di Rakhine in Myanmar". L'udienza si era aperta martedì e Aung San Suu Kyi è chiamata a difendere i militari del suo paese.
Una posizione scomoda per una donna che nel 1991 è stata insignita del Nobel per la Pace proprio per la sua instancabile opposizione al regime militare birmano. Lo stesso regime che oggi difende sul massacro dei Rohingya.
"Un altro genocidio si sta svolgendo proprio davanti ai nostri occhi eppure non facciamo nulla per fermarlo" - ha accusato da parte sua il procuratore generale Abubacarr Marie Tambadou – "Questa è una macchia sulla nostra coscienza collettiva. Non è solo lo Stato del Myanmar che è sotto processo qui ma è la nostra umanità collettiva".
Nobel per la pace respinge accuse di genocidio
Telegiornale 11.12.2019, 13:30
11.12.2019: La leader birmana all'Aia