Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno cercato mercoledì di ricostruire e giustificare davanti al Parlamento la scarcerazione (e il rimpatrio in Libia con un aereo di Stato italiano) di Najeem Osama Almasri Habish, il comandante della polizia giudiziaria libica, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità. In particolare hanno parlato di un arresto nei confronti del libico che - dicono - essere stato eseguito senza una preventiva consultazione col ministero della Giustizia, di un mandato della Corte penale internazionale con “gravissime anomalie” e dunque “radicalmente nullo”, di un espulsione su un aereo di Stato, come avvenuto altre volte. Hanno sostenuto, quindi, la correttezza dei loro atti contrapposta alle “incongruenze” ed agli “errori” di quelli della Corte dell’Aja. E Nordio annuncia una richiesta di chiarimenti all’organismo europeo. Problemi di forma, dunque, ma anche di contenuto.
Le giustificazioni sono state ritenute insufficienti e incomplete dai parlamentari dell’opposizione che, dopo l’informativa dei ministri, chiedono che ora sia la premier Giorgia Meloni a riferire in Parlamento.
Nordio, in particolare, ha puntato il dito contro quello che - secondo lui - sarebbe un mandato d’arresto mal redatto emesso dalla Corte penale internazionale (CPI): “Il mandato d’arresto della Corte dell’Aja nei confronti di Osama Njeem Almasri “è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto, con una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello” di Roma.
Elly Schlein è nata a Lugano
Dura la replica della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, alle parole di Nordio: “Lei non ha parlato da ministro ma da avvocato difensore di un torturatore”. “Il ministro deve trasmettere gli atti” della Corte Penale Internazionale - ha aggiunto - “lei accusa noi di non aver letto le carte, ma lei non ha letto la legge, ministro Nordio, e l’ha violata davanti al Paese”. “Meloni ha mandato i suoi ministri in Aula, un atteggiamento da presidente del coniglio, non del consiglio. Doveva esserci lei qua, perché quello che hanno detto i ministri non è una risposta”, ha detto Schlein.
Dal canto suo il presidente di Italia viva (Iv), Matteo Renzi ha detto (in riferimento alla premier Giorgia Meloni): “Pensavate di aver trovato la lady di ferro ma avete trovato l’omino di burro, forte coi deboli e debole coi forti”.
Il deputato di Alleanza Verdi e sinistra (Avs) Nicola Fratoianni ha mostrato una foto: “Questa bambina quando è stata torturata da Almasri? - ha chiesto - Questo è il punto della questione”.
Il caso Almasri, cosa è successo
La Corte penale internazionale (CPI), lo scorso 18 gennaio aveva notificato - a maggioranza - il mandato di arresto per il generale libico bloccato in Italia il 19 e poi scarcerato. La scarcerazione aveva scatenato le reazioni delle opposizioni contro il governo Meloni: accusano l’esecutivo di aver liberato “un torturatore” mandandolo a casa con un volo di Stato.
Per questa vicenda la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono indagati, con un’inchiesta aperta dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi, poi trasmessa al tribunale dei ministri.
Nel dispositivo della pre-trial Chamber della CPI si legge che nel carcere libico di Mittiga (Tripoli), diretto da Osama Njeem Almasri, dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e che 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie. Almasri, secondo i giudici dell’Aja, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.
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