Una nuova accusa è stata mossa nei confronti di Aung San Suu Kyi, l'ex leader del Myanmar deposta il 1° febbraio da un colpo di Stato. All’accusa di possesso illegale di walkie-talkie, si è aggiunta quella di violazione della legge sulla gestione delle catastrofi naturali.
Le motivazioni che hanno portato alla detenzione del Premio Nobel per la pace hanno fatto moltiplicare gli appelli alla disobbedienza civile contro la giunta militare e migliaia di persone si sono riversate in strada, nonostante l'inasprimento della repressione dell'esercito.
La mobilitazione di tutti i settori della società sta paralizzando i servizi essenziali anche per i militari, che hanno risposto aumentando la presenza dei soldati in ogni città del Paese e interrompendo temporaneamente l'accesso a internet. "Se tutti i dipendenti pubblici si uniranno alla disobbedienza civile, possiamo davvero fermare i militari. L’esercito deve capire che non può governare da solo, senza l'aiuto degli altri", afferma un medico che ha scelto di scioperare.
Myanmar, si teme una repressione delle proteste
Telegiornale 16.02.2021, 21:00