"I centralini sono completamente bloccati, l'attività corrente è ferma. Le telefonate che arrivano sono al 99% collegate al coronavirus e questo rappresenta un problema". Così Giorgio Merlani, medico cantonale, ai microfoni di Modem mercoledì mattina. "L'ufficio federale della salute pubblica ha già annunciato che nei prossimi giorni metterà a disposizione una hotline per rispondere a domande specifiche, con una linea dedicata agli specialisti medici".
Intanto ci si interroga sull'operato delle autorità cinesi.
"La mia sensazione è che, all'inizio, questo problema sia stato un po' sottovalutato dalle autorità cinesi. Magari anche un po' nascosto, come succede a volte nei paesi dove non c'è totale libertà", sottolinea Roberto Burioni , professore ordinario di microbiologia e virologia all'università Vita Salute San Raffaele di Milano.
"E' strano, per esempio, che pochi giorni prima della messa in quarantena di Wuhan, una città di 11 milioni di abitanti, le stesse autorità che hanno imposto questa misura abbiano organizzato un banchetto con decine di migliaia di famiglie per battere un record del guinness dei primati... e ora c'è questo sforzo, notevole, ma necessario", spiega Burioni.
I dati indipendenti dell'Imperial College
"Sono stati fatti calcoli indipendenti perché, ribadisco, i cinesi non solo per malafede in questo momento hanno obbiettive difficoltà a gestire la situazione. I dati indipendenti dell'Imperial College calcolano che per controllare l'epidemia i cinesi devono impedire il 70% dei contagi. Quindi questi sforzi sono necessari. Speriamo che siano coronati da successo perché, altrimenti, il virus, piano piano, comincerà a uscire dalla Cina.
"Il panico non è giustificato"
"Il panico, però, non è giustificato", dice Burioni. Certo è un evento molto importante, che richiede la nostra attenzione e quella soprattutto dei sistemi di sanità pubblica, ma ricordiamo che, rispetto alla Cina, noi abbiamo un grandissimo vantaggio. Questo virus ce lo aspettiamo, sappiamo che può arrivare e quindi siamo tutti in stato di allerta. Non abbiamo vaccini, non abbiamo farmaci, ma abbiamo uno strumento fondamentale:abbiamo un sistema per diagnosticare il virus.... Dobbiamo accettare che dei nuovi virus, all'inizio, si sappia poco... capisco che generino paura, ma in questo momento non c'è veramente motivo di averne perché, nei nostri paesi, le autorità sanitarie sono in stato di allerta e pronte a controllare nel malaugurato caso il virus dovesse arrivare".
Ascolta la puntata integrale di Modem trasmessa mercoledì su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ascoltabile anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
Il Coronavirus si diffonde nel mondo
Telegiornale 28.01.2020, 13:30