I Giochi Olimpici del 2024 sono stati definiti dalla Francia una straordinaria opportunità per accelerare la propria transizione ecologica. Ma sarà davvero così? Parigi 2024 ha deciso a livello comunicativo di non definire queste Olimpiadi a zero emissioni, ma non ha di certo abbassato le sue ambizioni in materia, sollevando però numerosi dubbi e critiche da parte di ONG che si occupano di questioni ambientali.
Se per Londra 2012 erano state emesse circa 3,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica (3,6 a Rio 2016 e 1,9 a Tokyo 2021), l’evento parigino promette un’emissione di 1,58 milioni di tonnellate di CO₂ circa, pari a quanto emesso annualmente da circa 150mila cittadini francesi.
A pesare di più sono i trasporti
A pesare per un terzo nell’impatto ecologico sono i trasporti. Ci saranno circa 800mila persone in movimento ogni giorno e Parigi 2024 ha puntato forte sui mezzi pubblici, con l’aiuto di bici e trasferte a piedi, per spostare i milioni di spettatori che giungeranno nella regione.
Niente impianti che finiranno in disuso
Seconda voce importante è quella delle costruzioni, dove si vuole evitare che si riproducano gli errori di edizioni passate con faraonici stadi e infrastrutture finiti in disuso dopo i Giochi. Questa volta è stata costruita una sola nuova struttura permanente (a Tokyo e Rio furono 9), il centro acquatico a Saint-Denis, mentre altre strutture sono state solo rinnovate o sono provvisorie e saranno smantellate.
Fiore all’occhiello è il Villaggio Olimpico, concepito secondo vari concetti della transizione ecologica come il recupero delle acque, la lotta contro le isole di calore, la geotermia, il rispetto della biodiversità e con dei pannelli fotovoltaici sul tetto. Per la realizzazione si è cercato di emettere il 30% in meno di CO₂ rispetto a un cantiere classico, anche grazie al trasporto via fiume del materiale (oltre 24mila i viaggi di camion risparmiati). Dopo la manifestazione sarà a disposizione dei cittadini e potrà diventare la nuova casa di oltre 10mila persone.
Occhio anche all’alimentazione e alla logistica
Per rendere più sostenibili queste Olimpiadi si è riflettuto anche sull’alimentazione, con un’offerta di cibo il più possibile locale (80% degli alimenti sono prodotti in Francia) e vegetariana in modo da ridurre l’impatto ecologico dei milioni di piatti che verranno serviti.
Si cercherà ovviamente di produrre meno rifiuti, anche evitando la plastica a uso unico e per le costruzioni in generale sono stati privilegiati i materiali riciclati e si è puntato anche sul noleggio e riutilizzo di strumenti già esistenti.
Doudou & Compagnie, uno dei fabbricanti della mascotte dei Giochi, ha assicurato di riportare il 50% della sua produzione di gadget per la manifestazione in territorio francese. .
Acque meno inquinate
Dal punto di vista ambientale ha poi fatto tanto discutere il Plan baignade, lanciato nel 2016 per migliorare le qualità dell’acqua della Senna. Meno inquinamento a favore delle gare in acqua, ma anche dei parigini, ai quali è stata prospettata la creazione di oltre una ventina di spiagge a Parigi e dintorni. Tramontata la balneabilità per i cittadini in tempo per i Giochi, è ancora in dubbio l’effettiva disputa delle prove sportive in acqua a causa di livelli batterici ancora elevati.
Tutto bello, ma...
Insomma, i passi per ridurre l’impatto ambientale sono stati molti, ma ci sono ancora numerosi limiti. L’ONG Carbon Watch in un rapporto ha sottolineato come le Olimpiadi siano ben lontane dalla sostenibilità e il loro modello andrebbe ripensato. Eloquente poi la notizia emersa ad alcune settimane dal via dell’evento: diverse delegazioni nazionali hanno chiesto l’installazione di condizionatori portatili non fidandosi del sistema di raffreddamento geotermico del Villaggio Olimpico... Adieu la durabilité.