A pochi giorni dalla probabile adozione della riforma delle pensioni al Senato, i sindacati francesi salutano una "mobilitazione storica" e chiedono al Governo di non "restare sordo" dinanzi al grido delle piazze. Oggi, martedì si è svolta la sesta giornata di mobilitazione contro l'innalzamento dell'età pensionistica da 62 a 64 anni, con i sindacati che avevano annunciato di "fermare" la Francia.
A pochi minuti dalla partenza del corteo parigino, intorno alle 14, il segretario generale di CFDT, primo sindacato del Paese, Laurent Berger, ha parlato di "mobilitazione storica rispetto agli ultimi 40 o 50 anni". Con circa "il 20%" in più dei manifestanti scesi in piazza il 31 gennaio.
Quel giorno, vennero conteggiati 1,27 milioni di manifestanti secondo le autorità e 2,5 milioni secondo i sindacati. L’Esecutivo non può far fina di niente dinanzi a queste proteste, ha insistito il leader della CFDT. Sulla stessa linea il collega responsabile del sindacato CGT, Philippe Martinez. "Sarà la mobilitazione più forte dall'inizio del conflitto" sociale, ha avvertito, mettendo in guardia l'esecutivo da "un atto di forza che non farebbe che incendiare gli spiriti".
Per le parti sociali, ora si entra "in una nuova fase" della protesta dopo i cortei che hanno scandito l'attualità francese dal 19 gennaio.
"Penso che oggi avremo oltre due milioni di persone in piazza", ha detto a radio RTL il segretario di Force Ouvrière (Fo), Frédéric Souillot, aggiungendo che "in molti luoghi la Francia si è fermata". Secondo fonti sindacali, una nuova giornata di proteste verrà indetta per sabato prossimo 11 marzo.
E in serata sono arrivate anche le cifre relative a questa giornata di protesta: secondo i sindacati sono 3,5 milioni scese in piazza in tutto in Paese, mentre secondo il Ministero dell'interno i manifestanti erano 1,27 milioni.