Anche Apple viene colpita dalla contesa tecnologica tra Cina e Stati Uniti. Pechino ha ordinato ai funzionari delle agenzie governative di non utilizzare iPhone e altri dispositivi di marca straniera. La misura è contenuta in una direttiva mirata a ridurre la dipendenza dalla tecnologia estera e migliorare la sicurezza informatica. L'obiettivo è triplice. Primo: accelerare il perseguimento dell'autosufficienza tecnologica, priorità strategica indicata dal presidente Xi Jinping. Secondo: limitare i flussi di dati e informazioni fuori dai confini. Terzo: far capire agli USA che la Cina è pronta a rispondere colpo su colpo a qualsiasi restrizione. E che è disposta a colpire persino un colosso come Apple, fin qui immune alle sanzioni incrociate.
Un impatto potenzialmente notevole
A determinare il reale effetto della direttiva sarà l'estensione della sua applicazione e la fermezza dei controlli. Ma l'impatto è potenzialmente notevole. Apple domina ancora il mercato degli smartphone di fascia alta in Cina. Nel 2022, il 10% di tutti gli smartphone venduti in Cina erano di Cupertino. Secondo diverse stime, gli utenti di iPhone nel Paese asiatico sarebbero poco meno di 110 milioni. Tanto che il mercato cinese pesa circa il 19% del fatturato complessivo di Apple. Sempre nella Repubblica Popolare vi sono gli impianti dei fornitori principali del colosso statunitense, in primis quelli della taiwanese Foxconn. Il processo di delocalizzazione verso altri Paesi asiatici, soprattutto India e Vietnam, richiede lungo tempo.
Per questo, Apple vorrebbe mantenere un rapporto positivo con la Cina. A fine marzo, partecipando al China Development Forum di Pechino, il presidente Tim Cook ha dichiarato che "Apple e la Cina sono cresciute insieme". Parlando di "rapporto simbiotico".
Apple, TikTok e Huawei
Tutto questo non ha impedito la misura del governo cinese, che ha peraltro subito causato un netto calo delle azioni di Apple a Wall Street. Il divieto per i funzionari cinesi è simile a quelli emanati da Washington contro TikTok e Huawei. E arriva in concomitanza di un possibile ampliamento delle sanzioni contro Huawei. Il presidente della commissione sulla Cina della Camera dei Rappresentanti, Mike Gallagher, ha chiesto di porre fine a tutte le esportazioni di tecnologia verso l'azienda di Shenzhen, che pochi giorni fa ha presentato un nuovo smartphone. Il dispositivo è alimentato da un nuovo chip. Ufficialmente di produzione autoctona, tanto che i media cinesi lo descrivono come la prova dell'avanzamento sulla strada dell'autosufficienza. Gli Stati Uniti sospettano invece sia stato prodotto aggirando i divieti sulla tecnologia statunitense. La sfida tecnologica continua e ora sembra non restarne fuori proprio nessuno.
I rapporti tra Vaticano e Cina
Telegiornale 01.09.2023, 20:00