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Petrobras sbarca su Netflix

La serie sullo scandalo di corruzione - che ha toccato anche la Svizzera - infiamma il Brasile. Lula minaccia la querela

  • 2 aprile 2018, 23:18
  • 8 giugno 2023, 18:09
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Netflix, fa discutere la serie su Petrobras

Telegiornale 02.04.2018, 22:00

La nuova serie di Netflix "O Mecanismo" ideata da José Padilha, lo stesso produttore di "Narcos" e "Tropa de Elite", sta infiammando il Brasile.

Otto puntate in cui si racconta il caso Petrobras. Padilha scava nel meccanismo del più vasto scandalo di corruzione dell’America Latina. E ripercorre l’origine dell’inchiesta Lava Jato, la "Mani pulite" brasiliana, da cui tutto è partito quattro anni fa. Un’inchiesta che ha scoperchiato l’intreccio di tangenti e appalti da parte di imprenditori dell’azienda petrolifera di stato Petrobras e della società edile Odebrecht. Ad essere coinvolte le più alte sfere della politica del paese, dall’ex presidente Lula e alla sua delfina, la già presidente, Dilma Rousseff che nella serie sono reinterpretati e chiamati col nome di finzione João Higino e Janete Ruscov.

Ma il caso nella realtà come nella finzione oltrepassa le frontiere brasiliane e sconfina in 12 paesi tra cui la Svizzera. Qui sono circa mille i conti bancari elvetici incriminati. Il Ministero Pubblico della Confederazione – come si legge nel rapporto del 2017 - ha congelato in tutto oltre un miliardo di franchi nelle banche svizzere. E sono ben 200 i milioni già riconsegnati alle autorità brasiliane.

La reazione

Lula da Silva, che tra pochi giorni potrebbe finire in carcere perché condannato in secondo grado per corruzione e riciclaggio in uno dei processi in cui è coinvolto, non ci sta. "Non possiamo accettare questa ricostruzione, sporgeremo querela contro Netflix". Da parte sua Dilma Rousseff ha parlato di un’operazione "disonesta e pusillanime".

Gli eventi – fanno sapere Netflix - sono una ricostruzione di fatti reali. Ma a poco è servito il classico "è una finzione".

Dopo le polemiche José Padilha, che si è dovuto rifugiare negli USA a causa delle minacce, ha ribadito: "ho voluto mostrare che non c’è la corruzione dentro la politica, ma che la corruzione in Brasile è la politica stessa".

Mattia Pacella

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