La Corea del Nord si è presa gran parte dell’attenzione internazionale, ma la tappa ad Hanoi non era meno strategica per il viaggio in Asia orientale di Vladimir Putin. Russia e Vietnam sono partner storici, sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Prima con il vitale aiuto al governo comunista del Vietnam del Nord, che resta oggi anche geograficamente il fulcro del potere politico del Paese del Sud-Asiatico, poi con l’assistenza alimentare e commerciale in seguito all’invasione della Cambogia nel 1978, che provocò sanzioni sia dall’Occidente che dalla Cina. Dopo le grandi riforme avviate negli ultimi decenni, il Vietnam si è aperto al mondo diventando un anello fondamentale delle catene di approvvigionamento internazionali. Ma la partnership con la Russia è rimasta fortissima, soprattutto dal punto di vista militare.
Rilanciare un rapporto sfilacciato
Il viaggio di Putin serve innanzitutto a rilanciare quel rapporto, che si era parecchio sfilacciato con la guerra in Ucraina. L’invasione ha infatti portato Hanoi a temere sostanzialmente due cose. Primo: l’impossibilità di Mosca a garantire l’approvvigionamento di armi. E in effetti il dato è letteralmente crollato. Si è passati da importazioni per un miliardo di dollari statunitensi nel 2014 ad appena 72 milioni nel 2022. Non a caso il Vietnam ha iniziato a guardarsi attorno si è avvicinato agli Stati Uniti. Lo scorso settembre ha ricevuto Joe Biden in una storica visita, ha elevato i rapporti bilaterali al massimo livello e ha iniziato sottotraccia a trattare con Washington per le armi.
Secondo timore: un crescente allineamento sinorusso. Il Vietnam ha infatti sempre sfruttato le asimmetrie nel rapporto tra Mosca e Pechino, mantenendo con la prima un saldo legame politico e militare, con la seconda un legame ideologico e commerciale. Con la Cina, che ai tempi dell’impero ha dominato il Vietnam per quasi mille anni, c’è peraltro aperta una disputa territoriale nel mar Cinese meridionale che si è inasprita negli ultimi anni. Una disputa sulla quale le armi russe e il sostegno nelle attività estrattive non lontano da quelle acque contese hanno sempre funzionato come parziale tutela che ora Hanoi teme di veder sparire.
Gli accordi firmati e il focus sull’energia
Nei suoi incontri con il presidente To Lam e soprattutto con il segretario generale del Partito comunista Nguyen Phu Trong, il vero leader politico del Vietnam, Putin ha provato a riaffermare tutti gli impegni. Tra i vari accordi firmati ce ne sono alcuni che riguardano proprio la difesa. Non sono stati rivelati dettagli sulle armi e resta da vedere che tipo di assistenza concreta potrà continuare a fornire Mosca. Difficile che sia Hanoi a fornire aiuto militare alla Russia, visto che il Vietnam ha mantenuto buoni rapporti con l’Ucraina e punta molto su quelli con l’Occidente.
I risultati più concreti sembrano allora quelli sull’energia. La Russia parteciperà alle nuove attività estrattive nel mar Cinese meridionale e potrebbe aiutare nella costruzione di una centrale nucleare, garantendo tecnologie cruciali per gli obiettivi di transizione energetica di Hanoi.
Per Putin non solo Cina e Corea del Nord
Dal punto di vista politico, Putin ha invece potuto mostrare di avere altri amici oltre a Cina e Corea del Nord. E soprattutto di avere un amico di peso come il Vietnam, su cui l’Occidente e i colossi tecnologici internazionali puntano sempre di più nell’ottica di diversificazione dalla Cina. Negli scorsi anni, Hanoi ha firmato diversi accordi commerciali di libero scambio, compresi quelli con Unione Europea e Regno Unito. La visita ad Hanoi sembra anche una risposta a Volodymyr Zelensky, che a inizio giugno era stato a Singapore e Manila nel tentativo di coinvolgere i Paesi del Sud-Est asiatico nella conferenza svizzera sulla pace in Ucraina. Il presidente ucraino non era però riuscito a portare a Lucerna nessun leader politico regionale, a parte il presidente della piccola Timor Est. Ora invece Putin si è fatto stendere il tappeto rosso da uno dei Paesi chiave della regione, sia dal punto di vista strategico che commerciale. Messaggio implicito di autonomia strategica anche alla Cina, che non apprezza l’aiuto militare fornito da Mosca ad Hanoi.
Per Hanoi, molto criticata dagli USA per aver offerto una “piattaforma” internazionale a Putin, la visita del presidente russo era una necessità. Dopo il doppio passo avanti nei rapporti con Washington, era necessario un ribilanciamento per dare garanzie a Mosca. Il tutto in ossequio alla cosiddetta “bamboo diplomacy” (guidata dal principio “amici di tutti, nemici di nessuno”) che ha fatto fin qui le fortune del Vietnam.