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Dietro l’intesa fra Putin e Kim

Che cosa sottende, sullo sfondo delle tensioni fra Mosca e l’Occidente, la partnership strategica siglata da Russia e Corea del nord? ANALISI

  • 20 giugno, 05:48
  • 20 giugno, 09:19
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I leader di Russia e Nord Corea, qui ripresi in un momento del loro incontro a Pyongyang

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Di: Lorenzo Lamperti

La parola “armi” non è stata nominata esplicitamente. Almeno non in pubblico. Ma la visita di Vladimir Putin in Corea del Nord sembra aver fornito l’ombrello sotto cui quelle armi possono transitare. Per ora da Pyongyang a Mosca, ma non è escluso che tecnologie militari possano presto anche fare il viaggio inverso. Il presidente russo e Kim Jong-un hanno formalizzato la rapida trasformazione del loro rapporto d’amicizia in una sostanziale alleanza. Dopo due ore di colloqui privati nella residenza del leader supremo nordcoreano, in coda ad altri 90 minuti di negoziati con le due delegazioni, è stato infatti firmato l’atteso e controverso accordo di partnership strategica. Il contenuto è assai opaco, ma come annunciato dallo stesso Putin prevede “assistenza reciproca” nel caso di “aggressione esterna” a uno dei due Paesi. Mosca e Pyongyang hanno ripetuto più volte in questi giorni che non si sarebbe trattato di un’alleanza militare rivolta contro Paesi terzi, ma il lessico è proprio quello degli accordi di mutua difesa che richiedono un intervento militare degli alleati in caso di attacco.

Da capire peraltro che cosa si intenda per “aggressione esterna” nella visione di Russia e Corea del Nord e che cosa concretamente potrebbe far scattare l’assistenza reciproca. La sensazione è che Putin e Kim siano stati volutamente ambigui a riguardo. Da una parte per magnificare la rilevanza dell’accordo, come hanno fatto con continue dichiarazioni a effetto sulla “forza” ed “eternità” dei rapporti tra i due Paesi, dall’altra parte per mantenere una maggiore flessibilità che potrebbe giustificare azioni comuni anche in scenari non delineati. Un effetto diretto sulla guerra in Ucraina non si può escludere. Non a caso, dopo aver annunciato l’accordo Putin ha citato le dichiarazioni di Stati Uniti e altri Paesi Nato sulla possibilità per l’Ucraina di colpire il territorio russo con armi di precisione e F16. Mosca potrebbe coinvolgere Pyongyang più in generale nel conflitto, citando gli attacchi ucraini a città russe come Belgorod o a regioni annesse. Attenzione anche agli effetti sulla Penisola coreana: lo stesso Kim ha etichettato più volte come “tentativi di aggressione” le esercitazioni militari congiunte tra Washington e Seul nei pressi del confine tra le due Coree. L’accordo potrebbe rendere più audaci le manovre di Pyongyang lungo la frontiera, o persino oltre, come lasciano presagire gli sconfinamenti di alcuni militari avvenuti proprio nelle ore precedenti all’arrivo di Putin. Sulla Corea del Sud, che ha ammonito Mosca a pensare a “quale Corea” le sarà “più utile” dopo la guerra, ci si aspettano due tendenze. La prima: un aumento delle pressioni per inviare armi direttamente in Ucraina, aggirando la legge nazionale che impedisce esportazioni militari verso Paesi coinvolti in conflitti. La seconda: il rafforzamento delle voci interne di chi vorrebbe sviluppare una deterrenza nucleare supplementare a quella provvista dagli Stati Uniti.

Corea del Sud e Giappone temono d’altronde un altro passaggio delle parole di Putin, quello in cui il capo del Cremlino non ha escluso maggiore cooperazione militare e tecnica con Pyongyang. La presenza nella delegazione russa del capo dell’agenzia spaziale lascia presagire che si possa essere parlato del programma satellitare di Kim, che mira a mettere in orbita altri satelliti spia dopo il primo lanciato lo scorso autunno.

Corea del Nord e Russia sempre più vicine

Telegiornale 19.06.2024, 12:30

Al di là delle armi, il sostegno reciproco è fortissimo dal punto di vista retorico. Kim ha ribadito il suo totale appoggio alla guerra in Ucraina, definita una “missione sacra del popolo e dell’esercito russo”. Putin ha ringraziato garantendo sostegno a Pyongyang, politico ma anche economico: non solo inviando cibo, merci e petrolio, ma anche lasciando intravedere la possibilità di costruire un sistema di interscambio e pagamento alternativo. Con l’obiettivo non proprio nascosto di aggirare le sanzioni occidentali che colpiscono entrambi i Paesi, definite “illegali”. Gli altri documenti firmati includono accordi sulla costruzione di un ponte stradale di confine e sulla cooperazione in materia di salute, educazione medica e scienza.

A livello formale, Putin e Kim hanno fatto tutto il possibile per mostrarsi più amici che mai. Il leader nordcoreano ha atteso il presidente russo in aeroporto nonostante l’arrivo alle tre di notte. Pyongyang è stata tirata a lucido e tappezzata di bandiere russe e gigantografie di Putin, mentre alla cerimonia ufficiale di accoglienza hanno sfilato militari e bambini, con spettacoli e musica per celebrare l’amicizia tra i due Paesi. Durante la giornata altri due momenti ad alto contenuto simbolico. Il primo: l’omaggio di Putin alla Torre della Liberazione, per ricordare i caduti sovietici che hanno contribuito alla liberazione della Corea dall’occupazione giapponese. Il secondo: la visita alla chiesa della Santissima Trinità, l’unico edificio religioso ortodosso della Corea del Nord, fatto costruire da Kim Il-sung, padre di Kim Jong-un, proprio dopo aver ricevuto Putin a Pyongyang nel 2000.

Kim ha poi definito “migliore amico e alleato più onesto della popolazione nordcoreana”. Una definizione che sembra in qualche modo essere un messaggio anche per la Cina di Xi Jinping, con cui il leader nordcoreano ha avuto in questi anni un rapporto molto incostante. Significativo che, secondo diverse fonti diplomatiche, Pechino abbia chiesto al Cremlino di evitare la tappa nordcoreana direttamente dopo quella in Cina dello scorso maggio. Xi vuole evitare di dare l’impressione di un’alleanza trilaterale con Mosca e Pyongyang, per tutelare i suoi rapporti internazionali. Allo stesso tempo, la Cina non può esplicitare le preoccupazioni per le possibili conseguenze dell’asse Putin-Kim sullo status quo della Penisola coreana, priorità strategica numero uno di Pechino.

Il tour asiatico di Putin prosegue in Vietnam. Si tratta di una tappa che passa in secondo piano a livello strategico rispetto a quella in Corea del Nord, ma che è comunque significativa. Lo scorso settembre, Hanoi ospitò il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in quella che venne definita “visita storica” che elevò i rapporti bilaterali tra i due storici rivali. Complice le preoccupazioni vietnamite sull’allineamento sino-russo causato dalla guerra in Ucraina, Hanoi ha iniziato a guardare anche a Washington per l’approvvigionamento di armi, tradizionalmente garantito da Mosca. La visita di Putin dimostra che il Vietnam non intende però farsi arruolare e vuole mantenere i suoi profondi legami con la Russia. Una delusione forse per Usa e Occidente, che puntano molto sul Paese del Sud-Est asiatico non solo sul piano diplomatico, ma anche commerciale e tecnologico, per creare una sorta di alternativa asiatica alla Cina.

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