Le pressioni dei giganti asiatici partner della Russia non sono state sufficiente a far fare marcia indietro a Putin in merito alla guerra in Ucraina.
Il presidente russo ha chiuso venerdì il vertice di due giorni a Samarcanda senza mostrare, almeno ufficialmente, alcun ripensamento, dichiarando ai giornalisti che “l’operazione militare speciale continuerà”. “Mosca non ha fretta di raggiungere i propri obiettivi”, che rimangono inalterati, “e nessuna correzione verrà portata al piano generale”. Eppure, gli incontri al vertice, svoltisi nella città uzbeka a margine del summit dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), avevano lasciato trasparire i malumori di altri Paesi, in primis la Cina, che nella crisi vede un pericolo di destabilizzazione per la regione e un possibile ostacolo alle iniziative di espansione della sua influenza economica.
Identico il messaggio recapitato da Recep Tayyip Erdogan, che ha avuto anch'egli un faccia a faccia con Putin: il conflitto ucraino deve finire "al più presto", ha affermato il presidente turco. E' proprio quello che vuole anche la Russia, è stata la risposta del leader del Cremlino, ma Kiev "rifiuta i negoziati".
Alla Turchia gas russo pagato in parte in rubli
Un accordo dovrebbe presto entrare in vigore tra Russia e Turchia in base al quale Ankara pagherà in rubli il 25% delle sue importazioni di gas russo. Lo ha detto Putin dopo aver incontrato Erdogan.