Le immagini e i racconti dei civili ucraini uccisi a Bucha e Borodyanka, dopo il ritiro delle truppe russe, hanno scosso l'opinione pubblica internazionale e da più parti sono state sollevate accuse di crimini di guerra nei confronti di Mosca. Accuse che dovranno essere provate affinché la giustizia internazionale possa svolgere il suo lavoro e - un domani - mettere sul banco degli imputati i responsabili di questi crimini. Ma la ricostruzione della catena di comando potrebbe non essere così semplice.
Cos'è un crimine di guerra?
Le Convenzioni di Ginevra, ratificate universalmente, stabiliscono quali sono le regole da rispettare in un conflitto. Tra queste, ci sono il divieto di attaccare civili o infrastrutture come gli ospedali. Anche l'utilizzo di determinate armi, come le mine anti-uomo, le bombe a grappolo, o quelle chimiche e batteriologiche sono proibite. L'uccisione indiscriminata di civili è considerata un crimine di guerra.
Il ruolo della Corte penale internazionale
La Corte penale internazionale (CPI), che ha sede all'Aja, ha il compito di indagare e successivamente giudicare gli individui accusati dei crimini più gravi: genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità e aggressione. È la prima Corte penale internazionale permanente al mondo e ha raccolto l'eredita del Tribunale di Norimberga che dopo la seconda guerra mondiale processò i criminali nazisti. Né la Russia, né l'Ucraina hanno sottoscritto il Trattato di Roma che sta alla base della creazione di questo Tribunale. Ma la CPI ha già avviato un'indagine in Ucraina all'inizio di marzo, su richiesta delle stesse autorità di Kiev.
Ucraina: orrori e giustizia
Modem 07.04.2022, 08:30
Altre indagini
I procuratori ucraini hanno avviato migliaia di indagini penali, mentre altri inquirenti in Svizzera, Polonia, Germania, Lituania, Lettonia, Estonia, Francia, Slovacchia, Svezia e Norvegia hanno aperto fascicoli in base alle testimonianze dei rifugiati. E ci sono crescenti richieste di istituire un tribunale speciale per processare la Russia per il crimine di aggressione in Ucraina.
La raccolta delle prove
In un caso di crimini di guerra, i procuratori devono raccogliere prove forensi e balistiche, come farebbero in qualsiasi caso di omicidio, per stabilire la causa e le circostanze della morte delle vittime. Per le accuse di crimini contro l'umanità, i procuratori devono inoltre stabilire che i crimini erano parte di attacchi diffusi e sistematici contro i civili, per esempio, mostrando modelli di comportamento nel modo in cui le persone sono state uccise a Bucha, Motyzhyn, Irpin e altre città.
La catena di comando
Il compito più delicato è stabilire chi è responsabile mettendo insieme una serie di prove per collegare la scena del crimine con gli alti dirigenti civili o militari. Il primo passo è individuare quali forze militari erano presenti quando le atrocità si sono verificate e sotto quale comando. Ma salire più in alto, arrivando fino ai vertici dell'apparato russo e al presidente Vladimir Putin, è molto difficile. Anche se non impossibile.
"Le forme di responsabilità penale sono varie, c'è quella di chi commette le atrocità nel campo di battaglia, ma per risalire ai responsabili politici e militari che sono nelle alte catene di comando bisogna individuare forme diverse", spiega Paola Gaeta, docente di diritto internazionale e umanitario al Graduate Institute di Ginevra, ai microfoni di Modem.
Un mandato di arresto per Putin?
"In particolare, c'è la responsabilità dell'alto dirigente politico che controlla l'apparato utilizzato per commettere i crimini. Questa forma di responsabilità per esempio è stata usata in Argentina per perseguire i membri della giunta militare o contro Fujimori (in Perù, ndr) per i crimini commessi durante la sua dittatura. Attualmente è utilizzata anche dalla Corte penale internazionale per perseguire l'ex presidente sudanese al-Bashir per i crimini commessi in Sudan e in Darfur", aggiunge Gaeta. Quindi, "ci sono delle forme di responsabilità penale che consentono di accusare i dirigenti anche se non commettono fisicamente le atrocità ma ne sono in qualche modo i mandanti".
Alla domanda sulla possibilità di spiccare un mandato d'arresto per Putin, Carla Del Ponte, già procuratrice del Tribunale penale internazionale, aveva risposto che "bisogna prima fare un'inchiesta, arrivare a un atto di accusa". Poi eventualmente saranno i giudici della CPI a emettere un mandato di arresto internazionale. Putin, tuttavia, "non potrebbe essere arrestato finché non esce dalla Russia", ha spiegato Del Ponte durante una puntata di 60 minuti. Tuttavia, "questa deve essere la direzione", ha aggiunto.
60 minuti: l'intervista completa a Carla Del Ponte
RSI Info 21.03.2022, 23:29