Genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità... sono violazioni del diritto internazionale che anche la Svizzera condanna regolarmente e che sulla carta si impegna a combattere. Ma cosa sta facendo concretamente la Confederazione in merito a quanto sta avvenendo nella guerra in Ucraina? La RSI ne ha parlato con il Ministero pubblico della Confederazione, la polizia federale e con organizzazioni non governative.
Quanto emerge è che la Svizzera non è tra i Paesi più attivi su questo fronte, ma in questa situazione potremmo assistere a qualcosa di nuovo. Le autorità, infatti, sono pronte a raccogliere testimonianze e prove dai rifugiati ucraini per inchieste future.
La Svizzera, però, può punire per questi crimini solo chi si trova fisicamente in Svizzera. Qui la Confederazione si distingue, ad esempio, da Germania o Spagna, che per questo tipo di crimini conoscono una cosiddetta giurisdizione universale, cioè perseguono il criminale indipendentemente da dove si trova chi ha commesso il reato. Anche in Svizzera non è importante dove sia stato commesso il reato, però, appunto, il criminale deve trovarsi sul territorio nazionale. Infatti l'anno scorso, al Tribunale penale federale di Bellinzona, per la prima volta è stato condannato qualcuno per crimini di guerra: 20 anni di detenzione per un comandante delle milizie attive in Liberia negli anni '90, che risiedeva in Svizzera romanda. Un secondo caso dovrebbe giungere presto in tribunale, contro un ex generale e ministro della difesa in Algeria durante la guerra civile sempre negli anni '90.
La Svizzera e il perseguimento dei criminali di guerra in Ucraina
SEIDISERA 05.04.2022, 20:37
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Se veniamo al presente, oggi i presunti crimini avvengono in Ucraina, i responsabili non risiedono al momento in Svizzera. Nonostante questo oggi sarebbe comunque sensato raccogliere prove per eventuali procedimenti futuri. Anche per aiutare inchieste internazionali, che potrebbero finire davanti a un Tribunale come quello dell'Aia.
La Polizia federale spiega che ha sviluppato una procedura per raccogliere indizi di crimini di guerra o contro l'umanità. Ai rifugiati ucraini che arrivano nei centri di registrazione viene consegnato un foglio informativo in varie lingue che li informa sulla possibilità di denunciare situazioni del genere, raccolte poi su un portale apposito che - questa l'idea - permetta poi di ritrovare rapidamente testimonianze e informazioni se partisse un'inchiesta.
Al ministero pubblico della Confederazione, invece, è stata creata una task-force apposita, dove siede anche il procuratore generale Stefan Blättler.
Lo scetticismo delle ONG
Spiegata in questi termini sembra che la Svizzera sia preparata al meglio, ma c'è chi non è soddisfatto della volontà politica e amministrativa di fare sul serio. Questo perlomeno è quanto dicono le organizzazioni non governative, ad esempio Beat Gerber, della sezione svizzera di Amnesty International, sostiene che ci vogliono soprattutto molte risorse, vale a dire personale che ci lavora, perché il lavoro è potenzialmente immenso.
Gerber ha notato una sensibilità molto più alta su questi crimini da quando al posto di Lauber è arrivato Blättler al Ministero pubblico della Confederazione. La creazione di una task-force e le dichiarazioni gli sembrano incoraggianti. Ma solo i fatti diranno quanto - aldilà delle parole - la Svizzera abbia voluto investire ed esporsi per far luce sulle violazioni commesse in Ucraina.