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Razzismo, dal Consiglio d’Europa accuse a polizia e politici italiani

Un rapporto denuncia “profilazione razziale” da parte delle forze dell’ordine e una politica “xenofoba” e “divisiva” contro la comunità Lgbti - Meloni indignata per le affermazioni

  • 22 ottobre, 23:31
  • 22 ottobre, 23:42
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Giorgia Meloni al comizio di Roma del 1° giugno

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Di: ATS/RSI Info 

La polizia italiana compie “profilazione razziale” nel corso delle sue attività - soprattutto nei confronti dei rom e delle persone di origine africana - mentre la politica negli ultimi anni è diventata sempre più “xenofoba”, con un dibattito pubblico dai toni “divisivi” su stranieri e comunità di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (Lgbti). È quanto denuncia un documento pubblicato dal Consiglio d’Europa - l’organismo nato nel 1949 dopo la Seconda Guerra mondiale per promuovere la democrazia e i diritti nel continente e redatto dall’Ecri (European Commission against Racism and Intolerance, l’organo antirazzismo e intolleranza del Consiglio), composto di 46 esperti indipendenti (uno per Paese membro).

Le affermazioni contenute nel rapporto hanno suscitato l’indignazione della premier italiana Giorgia Meloni e lo “stupore” del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il rapporto, frutto di una missione in Italia della Commissione, evidenzia che “le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale”, chiedendo quindi a Roma uno studio “completo e indipendente”. 

Per quanto riguarda invece la politica, il documento evidenzia che “purtroppo un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali”. E tra “gli esempi recenti di dichiarazioni razziste e Lgbti-fobiche nella vita pubblica”, l’Ecri cita “le osservazioni fatte in un libro pubblicato nel 2023 da un generale delle forze armate italiane”, ossia Roberto Vannacci (che pure non viene mai citato per nome), su gay e italiani di colore. Non solo. Tra gli esempi non virtuosi la commissione denuncia “critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione”, quando invece la magistratura deve essere “rispettata, protetta e promossa”.

L’Ecri - a quanto ha appreso l’agenzia di stampa italiana Ansa da fonti del Consiglio d’Europa - ha inviato il rapporto alle autorità nazionali prima della pubblicazione e ha inserito alla fine “il punto di vista del governo” su quanto è affermato nel documento. Nelle sei pagine inviate da Roma sono commentate varie parti del rapporto, compreso il paragrafo, il novantunesimo, in cui l’Ecri denuncia la profilazione razziale operata dalle forze dell’ordine. E i commenti delle autorità italiane non contengono alcuna critica di questa denuncia. Tuttavia, in relazione ad un altro paragrafo, Roma scrive che “l’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (che dipende dal ministero dell’Interno) ha introdotto dal 2014 un focus specifico”, nell’ambito delle attività di formazione, sui rischi connessi alla “profilazione discriminatoria” da parte della polizia.

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