Analisi

Russia al contrattacco nel Kursk

Mosca ha annunciato la controffensiva nella regione dove sono penetrati i militari ucraini, mentre prosegue l’avanzata nel Donbass - Kiev chiede missili a lungo raggio: saranno davvero un “game changer”?

  • Ieri, 05:54
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Un'immagine diffusa negli scorsi giorni dal Ministero russo della difesa

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli

Dal 10 settembre è in corso il contrattacco russo nella regione di Kursk e le forze di Mosca hanno iniziato a respingere quelle di Kiev dopo che da circa un mese il quadro era rimasto di sostanziale stallo. Nella notte tra il 5 e il 6 agosto le truppe ucraine avevano varcato il confine, sorprendendo le difese del Cremlino e penetrando di circa 20-25 km nell’oblast russo.

Al momento la situazione è fluida, le informazioni che arrivano dalle zone dei combattimenti sono da filtrare, ma sembra che la manovra russa abbia sorpreso questa volta l’Ucraina e l’intenzione sia quella di spezzare inizialmente la linea del fronte nell’area occupata dall’esercito di Kiev, per poi continuare l’operazione di recupero del territorio sino alla frontiera.

Anche fonti occidentali hanno confermato che l’iniziativa è ora in mano a Mosca, anche se sugli sviluppi non possono essere fatte previsioni immediate. Quello che però è certo è che ora l’Ucraina si ritrova anche su questa linea in fase difensiva e la domanda principale è quanto le posizioni attuali possano essere mantenute, se la pressione russa, come prevedibile, gradualmente aumenterà.

Continua l'incursione ucraina

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  • Keystone

Speranze ucraine

Tutte cifre da prendere sempre con le molle, ma se da Mosca negli ultimi giorni sono arrivate informazioni su decine di villaggi riconquistati nella regione e migliaia di soldati ucraini morti, oltre 12mila dal 6 agosto, stando alle cifre della ministero della Difesa russo; Kiev ha mantenuto invece il silenzio, concentrando la narrazione ufficiale in questa fase della guerra sulle opportunità di rilancio e controffensiva, legate alla possibilità di colpire obbiettivi russi in profondità.

Da settimane la questione principale per la leadership ucraina sembra essere il permesso di utilizzare le armi a lunga gittata come i missili SCALP-Storm Shadow o ATAMCS che gli alleati occidentali devono ancora dare, almeno ufficialmente. Se infatti da una parte esso è già stato dato un paio di mesi fa solo per il territorio limitato nella zona di confine vicino a Kharkiv, anche dall’altra sistemi a largo raggio sono già stati usati per colpire obbiettivi in Crimea e in altre regioni russe.

L'Ucraina potrà presto usare i missili a lungo raggio?

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Contromisure russe

Il Cremlino ha già fatto sapere che la concessione aperta di colpire la Russia comporterebbe un’escalation, d’altro canto ha sostenuto che di fatto ciò sta già avvenendo da tempo. Mosca ha già preso in buona parte le contromisure, dislocando ove possibile quelli che sono considerati da parte ucraina obbiettivi strategici, come i caccia da combattimento, in aree e basi oltre i 300km dalla linea di confine, raggio nel quale operano alcune versioni dei sistemi come gli SCALP/Storm Shadow e gli ATACMS già in possesso di Kiev. Dagli Stati Uniti lo stesso ministro della Difesa Loyd Austin ha affermato che il permesso di colpire non sarà un game changer, nella cornice del conflitto che si sta sviluppando in maniera diversa dalle aspettative ucraine.

Tra Kursk e Donbass

In attesa di capire quali e quanto rapidi saranno gli spostamenti sul fronte di Kursk, è nel Donbass che la situazione si è deteriorata per la difese ucraine, con le forze russe ormai in direzione di Pokrovsk, ultima roccaforte sulla direttrice ad nord-ovest di Donetsk che conduce all’oblast di Dnipro. Anche più a nord, verso Torezk e sul perimetro verso la regione di Kharkiv, la Russia ha aumentato progressivamente in queste ultime settimane la pressione.

Dopo l’inizio dell’incursione ucraina nell’oblast di Kursk il Cremlino ha ribadito la volontà di perseguire gli obbiettivi prefissati, quelli di allargare l’aerea di territorio già sotto il proprio controllo, e sembra aver accelerato la marcia, approfittando delle difficoltà ucraine; inoltre Vladimir Putin ha liquidato la possibilità di colloqui di pace, sostenendo appunto che l’operazione di Kiev in territorio russo non è stata un segnale per il futuro dialogo.

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Prospettive di pace?

Da parte sua Volodymyr Zelensky ha dichiarato proprio che una delle ragioni dell’offensiva è stata quella di voler costringere Mosca al tavolo delle trattative. Negli ultimi giorni il presidente ucraino ha rilanciato più volte la prospettiva di un vertice per la pace entro novembre con la partecipazione della Russia, a differenza di quella che era stata la conferenza al Bürgenstok lo scorso giugno. Zelensky ha inoltre criticato le iniziative di Paesi come Cina e Brasile, più accondiscendenti con la Russia, definendole distruttive.

Alla luce della situazione momentanea sul campo, però, quello che lo stesso capo di Stato ucraino ha definito il “piano della vittoria”, senza illustrarne sino ad ora i dettagli, sembra più essere un desiderio che un progetto reale e la speranza che il tavolo possa essere ribaltato nel breve periodo appaiono esigue. E intanto si sono fatte più insistenti, anche secondo media occidentali, le voci secondo cui gli alleati stiano premendo su Kiev per elaborare vie alternative a quelle attuali, piuttosto contorte, per delineare possibili soluzioni al conflitto. 

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