Proprio mentre la Cina riapre i canali di comunicazione con gli Stati Uniti, la Russia va in contropiede. Il Ministero degli Esteri di Mosca ha infatti annunciato martedì sera la prossima visita del presidente cinese XI Jinping, definendolo l'evento chiave del 2023. Mosca parla esplicitamente di rafforzamento dei legami bilaterali e di perfetto allineamento in politica estera.
Alcuni media hanno ipotizzato che la visita possa avvenire intorno al 24 febbraio, il primo anniversario dell'invasione dell'Ucraina, mentre fonti russe parlano in maniera più vaga della primavera, ma intanto da Pechino non arriva ancora nessuna conferma. La portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, ha preferito non commentare, limitandosi ad affermare che "manteniamo stretti contatti a vari livelli per promuovere la cooperazione bilaterale, contribuendo allo sviluppo globale pacifico. Per quanto riguarda questa visita in particolare, al momento non ho informazioni da condividere". L'invito al Cremlino era stato rivolto personalmente da Putin al leader cinese in una videochiamata il 30 dicembre scorso e lunedì da Mosca hanno sottolineato l'importanza della visita, dandola per scontata.
Se Mosca ha tutto l'interesse di comunicare la presunta amicizia senza limiti, Pechino sta invece provando a mantenere un complicato equilibrio. “La Cina è sempre stata dalla parte della pace” si legge mercoledì sul sito dell'Esercito popolare di lberazione, mentre Pechino chiede agli Stati Uniti di interrompere l'invio di armi a Kiev e incoraggiare la strada negoziale.
Il tempismo dell'annuncio russo sulla visita di Xi non è peraltro dei migliori per la Cina: domenica arriva infatti a Pechino il segretario di Stato americano Antony Blinken. Il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, scrive che Cina e Stati Uniti devono trovare la strada giusta per andare d'accordo. Ma intanto Pechino osserva con fastidio il ‘tour’ della NATO in corso in Corea del Sud e Giappone, con il segretario generale Jens Stoltenberg che ha chiesto a Seul di inviare armi a Kiev nonostante le leggi sudcoreane impediscano aiuti militari a Paesi impegnati in conflitti. Al Giappone la Cina ha invece chiarito di non essere un nemico della NATO, ma ha comunque avvisato che quanto accade adesso in Europa potrebbe accadere domani in Asia orientale.