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Sarà pace o ancora guerra?

Idlib vive col fiato sospeso in attesa di diventare una zona demilitarizzata; la testimonianza di Hadi

  • 2 ottobre 2018, 20:50
  • 23 novembre, 00:09
03:11

RG 18.30 del 02.10.18: la testimonianza sulla situazione a Idlib raccolta da Anna Valenti

RSI Info 02.10.2018, 20:47

  • Facebook/Hadi
Di: RG/Annamaria Valenti 

Una zona demilitarizzata profonda 15-20 km lungo la linea di contatto tra le forze governative e le milizie anti-Assad, pattugliata da turchi e russi. Questo dovrebbe diventare Idlib tra poco meno di due settimane, secondo l'accordo siglato tra Turchia e Russia a Sochi il 17 settembre, per evitare l'offensiva militare del regime siriano per riconquistare quello che è l'ultimo bastione in mano ai ribelli. Entro il 10 ottobre tutti i gruppi armati dovranno ritirare uomini, artiglieria e mezzi pesanti; 5 giorni dopo la zona di sicurezza dovrebbe diventare realtà.

Ma come si vive questo tempo di attesa a Idlib? Lo abbiamo chiesto a Hadi, un operatore della Difesa civile siriana, un cosiddetto elmetto bianco che abbiamo intervistato via Messenger di Facebook.

In questo momento regna una calma relativa. La vita è più tranquilla. Tuttavia la zona demilitarizzata non è ancora stata realizzata, non abbiamo molte informazioni e tutto quello che sappiamo viene dai media. Per questo c’è anche grande tensione nell’aria: la popolazione teme ancora che da un momento all'altro possa partire un attacco militare. Anche noi elmetti bianchi lo temiamo, per questo ci stiamo preparando a ogni tipo di emergenza. Questo è un periodo molto importante, perché deciderà se sarà ancora guerra oppure pace. E tutto dipenderà dall’entrata in vigore di questo accordo.

Un clima di calma apparente, dunque, anche perché tutti sono consapevoli di quanto fragili siano i cessate il fuoco in Siria. Quando dici che vi state preparando, cosa significa?

Il corpo della difesa civile di Idlib si sta preparando per le operazioni di ricerca e salvataggio sotto le macerie, ci stiamo attrezzando per fronteggiare attacchi chimici e bombardamenti. Stiamo cercando di procurarci ed equipaggiare auto, ambulanze e ospedali. Ma va detto che al momento i nostri mezzi attuali non sono sufficienti per l'enorme numero di persone che vive oggi a Idlib.

Foto tratta dal profilo Facebook di Hadi

Foto tratta dal profilo Facebook di Hadi

  • ©Facebook/Hadi

Quante persone ci sono ora a Idlib?

In questo momento ci sono almeno 4 milioni di persone, la metà giunta da altre zone della Siria, come me, che sono originario di Homs. Molti di loro vivono negli accampamenti di fortuna, in rifugi insicuri e insalubri, senza acqua ed elettricità. E sta per arrivare l’inverno.

Secondo il presidente siriano Bashar Al Assad e Vladimir Putin Idlib è un “un covo di terroristi e combattenti radicali”. È effettivamente così e nel caso non è giustificato combatterli?

Putin e Assad devono giustificare davanti al mondo la loro offensiva militare. Con questo non voglio dire che non ci siano combattenti jihadisti o qaedisti, ci sono. Ma non nel numero che dicono loro. Inoltre non sono “invisibili”, sono facilmente individuabili. A Idlib ci sono tutti i gruppi anti-Assad, ma non sono terroristi. Inoltre va detto che le milizie combattenti stanno facendo un grande lavoro, arrestando tutti coloro che sono colti a pianificare o a realizzare atti terroristici. Anche noi Elmetti bianchi siamo in pericolo perché la propaganda di regime sostiene che noi siamo dei terroristi, artefici degli attacchi chimici. Anche noi siamo nel mirino.

Tutte informazioni che non possiamo verificare in maniera indipendente. Hadi ci chiede di non pubblicare sue foto, ma dalla foto sul suo profilo noto che porta la barba lunga. Sei un combattente radicale, legato a gruppi jihadisti?

(ride). No. La mia barba è una questione di moda, anche qui è “in”… Io sono un operatore umanitario, non sono un combattente. Però è vero che la barba mi consente di non venire preso di mira da alcuni gruppi, che pensano che tu stia con loro e dunque ti lasciano in pace.

La barba mi consente di non venire preso di mira da alcuni gruppi

Abbiamo vissuto per così lungo tempo in guerra, sotto i bombardamenti, ora vogliamo solo la pace. Vogliamo che i nostri figli vadano a scuola, vogliamo muoverci in posti sicuri, vogliamo una vita normale, parlare e visitare in tranquillità i nostri familiari. Per sette anni non abbiamo potuto farlo.

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