Non accenna a placarsi la situazione nella regione siriana di Idlib. Dopo l’uccisione di ieri, giovedì, di 33 soldati turchi da parte del regime siriano di Bashar al-Assad, Ankara ha risposto pesantemente colpendo 329 soldati di Damasco. Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha dichiarato che tra gli obiettivi distrutti ci sono 5 elicotteri, 27 tank, 10 mezzi armati e diverse sedi e depositi di armi delle forze siriane.
Dopo i numerosi colloqui svoltisi negli ultimi giorni tra Turchia e Russia, un accordo per delimitare il confine tra le zone di influenza delle due potenze è ancora lontano dall’essere trovato. Ankara, sostenitrice dei miliziani siriani antiregime, chiede la creazione di un’area di sicurezza sul territorio siriano a ridosso del confine turco. Da parte sua, la Russia, alleata al Governo di Damasco, vuole invece ottenere il controllo delle autostrade che collegano le regioni del nord-ovest al resto del Paese.
Il Governo turco si è detto disposto a cedere lo snodo stradale di Saraqeb in cambio dell’allargamento della sua zona di influenza ad est dell’Eufrate, regione in cui sono presenti gli Stati Uniti, che appoggiano le forze curde ostili ad Ankara.
Una situazione estremamente intricata che rischia di compromettersi da un momento all’altro, tanto che il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, al termine del Consiglio Nord Atlantico, ha condannato gli attacchi del regime siriano a Idlib ed espresso la necessità assoluta di una de-escalation della situazione nella regione tramite un cessate il fuoco.
Da parte sua, la Commissione europea, in seguito alle dichiarazioni di Erdogan, che ha minacciato di permettere a migliaia di profughi siriani di raggiungere l’Europa, ha precisato che Ankara ha confermato che la posizione ufficiale della Turchia su migranti e richiedenti asilo non cambia.
Idlib, un rebus diplomatico
Telegiornale 28.02.2020, 21:00