Unione europea e NATO hanno cominciato a inviare aiuti alla Slovenia, colpita da piogge torrenziali che hanno fatto almeno sei morti e lasciato centinaia di persone senza casa.
Lubiana ha chiesto e ottenuto l’attivazione del meccanismo europeo di protezione civile, che mette in comune un pool di uomini e mezzi dei vari stati membri pronti ad intervenire dove se ne presenti la necessità.
Due scavatori con relativi ingegneri sono stati messi a disposizione dalla Frnancia, mentre dalla Germania sono partiti dei ponti mobili, per rimpiazzare alcuni di quelli spazzati via dall’acqua, e altri due scavatori. Berlino ha anche inviato una squadra di specialisti dell’agenzia federale per le emergenze. Altri aiuti sono partiti dalla Bulgaria, dalla Croazia e dall’Ungheria. Fuori dall’UE ma nella NATO, gli Stati Uniti e il Montenegro hanno offerto assistenza. Anche l’Ucraina in guerra ha offerto aiuti “in riconoscenza per il sostegno che riceviamo dalla Slovenia”, ha scritto il portavoce del ministero degli esteri di Kiev.
Il meccanismo UE di protezione civile è già stato sollecitato più volte quest'estate, tra l'altro per contribuire allo spegnimento degli incendi in Grecia e a Cipro, dove attualmente sono attivi anche canadair della protezione civile di Atene. Un altro strumento europeo, il sistema satellitare "Copernicus", sta producendo immagini delle zone colpite.
Le piogge torrenziali sono state le più violente nella storia recente della Slovenia, un paese di 2 milioni di abitanti indipendente dal 1991. Numerosi villaggi sono ancora sott’acqua, diverse strade sono chiuse, i raccolti sono devastati.
Inondazioni hanno colpito anche Austria, Croazia e Serbia. Il fiume Sava, che nasce in Slovenia, attraversa la Croazia (dove segna il confine con la Bosnia Erzegovina) e poi la Serbia per confluire nel Danubio a Belgrado.