Sullo sfondo delle presidenziali in Russia, che con ogni probabilità riconsegneranno il paese nelle mani di Vladimir Putin, c’è anche la figura di Alexei Navalny, l’oppositore morto mentre si trovava in una colonia penale artica. Dal primo marzo è sepolto in un cimitero di Mosca, dove si è recata la nostra inviata Chiara Savi:
La neve si sta sciogliendo e forma grandi pozzanghere ai piedi della tomba di Alexei Navalny. I guardiani del cimitero Borisovskoe di Mosca la rimuovono come hanno rimosso un paio di giorni gran parte dei fiori che ricoprivano la tomba dell’oppositore. Lo ha chiesto la famiglia. Erano troppi. Stavano marcendo, ma lentamente i visitatori stanno nuovamente deponendo corone floreali. Sono una decina le persone, la maggior parte giovani, a raccogliersi sulla tomba. C’è chi resta semplicemente in silenzio. C’è chi si fa il segno della croce, c’è chi prega
.Il nostro traduttore Alexei ci consiglia di non dare troppo nell’occhio. Due uomini della Rosgvardija, la guardia nazionale solitamente impiegata per reprimere le manifestazioni, osservano a distanza. Chiediamo ad una ragazza se vuole scambiare due parole e ci spostiamo in un vialetto vicino. Ha 19 anni, studia per diventare parrucchiera, ed è venuta a rendere omaggio, ci dice, “a un uomo che voleva il meglio per la Russia”.
“Io ho capito quando è morto che il principale difensore del mio paese non c’è più”, ci dice. Ha ancora la speranza che le cose cambino? “Spero di sì. Vedendo quante persone hanno partecipato al funerale. Credo che ci sia un futuro. Sperare serve per andare avanti”.
“Oggi è il nostro mezzogiorno di sole che ci dà la speranza e la forza di affrontare Putin,” ci dice una signora facendo riferimento al mezzogiorno contro il presidente: l’iniziativa invocata dall’opposizione che si è data appuntamento ai seggi domenica alle dodici.
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“Quando ho saputo della sua morte mi è mancata la terra sotto i piedi. Potevamo aspettarcelo, certo, ma in quel momento abbiamo perso la persona nella quale avevamo riposto le nostre speranze”, ci dice.
La presenza di un uomo in borghese che filma i visitatori non spaventa una coppia di mezza età: hanno apprezzato di Navalny le sue indagini e il fatto che esprimeva le sue posizioni senza paura. Per loro era “il leader dell’opposizione” che ha rivelato la corruzione dilagante attorno e dentro il Cremlino. “Per questo perso la vita e rientrato in Russia, conoscendo il destino che lo attendeva, ha avuto un gran coraggio”, spiega il marito ai nostri microfoni. “È proprio rientrando in patria che si è guadagnato sul campo il titolo di oppositore”, ci dice la moglie, “è diventato un simbolo fortissimo”.
“La sua morte ci ha fatto capire una cosa importante che una persona sola su cui puntare non basta. In molti dobbiamo impegnarci per portare avanti questa lotta. Lui era molto seguito dai giovani. Sono loro che ci danno la forza di continuare”, aggiunge l’uomo.
Ed è una giovane con il suo pensiero lucido che ci commuove e ci colpisce: “Lui era il futuro. Mi ha commosso. Ci ha detto di non mollare. Ci ha aperto gli occhi, ci ha mostrato cose e fatto capire che questo poteva essere diverso. Siamo cresciuti sentendoci dire che le cose stanno così, che non cambierà mai nulla. Con Alexei Navalny abbiamo capito che le cose possono cambiare”. “Ora è tutto un po’ più cupo, ma c’è speranza e andiamo avanti”, conclude.
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I funerali di Navalny
Telegiornale 01.03.2024, 20:00
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Ecco perché Putin vince
RSI Info 15.03.2024, 14:55
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