Gli Stati Uniti del presidente Donald Trump si oppongono alla definizione della Russia come Paese “aggressore” in una dichiarazione del G7 e in una bozza di risoluzione dell’ONU nel terzo anniversario dell’invasione dell’Ucraina. Questo mentre l’inviato USA per il conflitto russo-ucraino, Keith Kellogg, annulla la conferenza stampa a Kiev e il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, Mike Waltz, invita il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad abbassare i toni delle critiche al commander-in-chief. E a firmare invece l’accordo con Washington per lo sfruttamento delle terre rare.
È una totale inversione a U quella dell’amministrazione Trump verso l’Ucraina, forse il più clamoroso capovolgimento di fronte dal dopoguerra. Lo stesso presidente USA ha rincarato gli attacchi a Zelensky ripetendo gli insulti e le minacce sulle reti sociali davanti all’acclamante platea della Future Investment Initiative a Miami, conferenza di esponenti della finanza globale sostenuta dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita, lo stesso Paese che ha ospitato i primi colloqui tra statunitensi e russi per la pace in Ucraina. Trump ha accusato nuovamente Zelensky di essere un “comico di modesto successo” e un “dittatore non eletto” che “si rifiuta di indire elezioni” e che dovrebbe “muoversi rapidamente se non vuole perdere i territori che gli sono rimasti” perché “la guerra sta andando nella direzione sbagliata”.
Poi, a bordo dell’Air Force One, ha ammonito che sono i russi ad avere “le carte in mano perché hanno conquistato molto territorio”. E si è sdegnato per il modo “maleducato” con cui Zelensky ha trattato il segretario al Tesoro, Scott Bessent, non ricevendolo e non firmando l’accordo sulle terre rare. Un accordo che ha detto di voler resuscitare, forse - secondo la Reuters - in una versione più semplificata e comunque prima di autorizzare potenzialmente un maggiore sostegno militare a Kiev o di proseguire i colloqui di pace.
Ma la tensione fra i due leader è salita alle stelle dopo che Trump si è allineato alla narrativa russa arrivando a definire Zelensky un dittatore. Tant’è che Kellogg ha preferito annullare la prevista conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino dopo il loro incontro, mentre Waltz gli ha intimato di “abbassare i toni” e di firmare l’accordo sulle risorse minerarie.
Al termine del faccia a faccia con Kellogg, definito “produttivo”, Zelensky ha teso comunque nuovamente la mano: “l’Ucraina è pronta per un accordo forte ed efficace di investimenti e sicurezza con il presidente degli Stati Uniti. Abbiamo proposto il modo più rapido e costruttivo per ottenere risultati. Il nostro team è pronto a lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, ha scritto sui social network, dicendosi grato agli USA “per tutta l’assistenza e il supporto bipartisan” all’Ucraina e al popolo ucraino”.
Intanto Washington, in vista del terzo anniversario della guerra, sta tentando di edulcorare il linguaggio usato finora dal G7 e dall’ONU, evitando di definire Mosca “aggressore”. Nessun sostegno inoltre alla bozza di risoluzione delle Nazioni Unite in cui si ribadisce anche il sostegno all’integrità territoriale ucraina.
Bessent invece ha affermato che sul tavolo dei negoziati per un accordo di pace potrebbe esserci un alleggerimento delle sanzioni contro la Russia, sottolineando che gli Stati Uniti sono pronti ad aumentare o a ridurre le misure in base alla volontà di Mosca di negoziare. Washington però dovrà coinvolgere anche la vecchia Europa, se non altro per le sanzioni europee già in vigore e per quelle in arrivo.
Uno spiraglio di dialogo tra le due sponde dell’Atlantico è tenuto aperto dalle imminenti visite alla Casa Bianca del presidente francese Emmanuel Macron (lunedì) e del premier britannico Keir Starmer (giovedì), leader dei due Paesi più attivi nella difesa di Kiev e gli unici con uno scudo nucleare e un posto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Macron arriverà lo stesso giorno in cui i vertici dell’UE (e il premier spagnolo) voleranno a Kiev a sostegno dell’Ucraina “eroica” nel terzo anniversario del conflitto.
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