"Trump ha sottovalutato i sentimenti diffusi negli Stati Uniti nei confronti della Russia": secondo l'ex ambasciatore italiano a Mosca ed editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano "c'è ancora una componente nella società americana che non ha chiuso il capitolo della Guerra Fredda e considera la Russia non solo un avversario ma un potenziale nemico". Che il presidente abbia accettato la posizione di Putin, che ha negato ogni interferenza nell'elezione che ha portato il magnate alla Casa Bianca, ha quindi suscitato immediate reazioni critiche.
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RG 08.00 del 17.07.2018 La corrispondenza in diretta di Emiliano Bos
RSI Info 17.07.2018, 10:36
RG 07.00 del 17.07.2018 La corrispondenza di Emiliano Bos
RSI Info 17.07.2018, 09:21
RG 07.00 del 17.07.2018 La corrispondenza da Mosca di Giuseppe D'Amato
RSI Info 17.07.2018, 09:20
Il presidente "si è lasciato guidare da un sentimento personale", sostiene Romano, "perché non vuole vedere sminuita la sua vittoria", senza dimenticare il rischio di impeachment. Poteva fare altrimenti? "Trump non è razionale ed è affamato di successi", risponde Romano, "deve averne uno ogni giorno" e questo aiuta a capire le sue scelte.
In questo Putin si è dimostrato del tutto diverso dal suo omologo: "È un grandissimo calcolatore e giocatore di scacchi". Ciononostante, il vertice di Helsinki "potrebbe avere effetti positivi". Se Trump e Putin riuscissero ad avviare una collaborazione in Siria "ne trarremmo tutti vantaggio".
RG/pon