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Tutti i tormenti di May

Un libro rivela la crisi emotiva che ha attraversato la premier all'indomani della sconfitta elettorale

  • 4 ottobre 2017, 09:27
  • 23 novembre, 04:05
03:58

La fragilità di Theresa May

Lorenzo Amuso 04.10.2017, 09:20

Abbandonata dal suo elettorato, commissariata dal suo partito, condannata ad infinite mediazioni e alchimie parlamentari. Il premierato di Theresa May è un esercizio di equilibrismo dall'attimo in cui - era l'8 giugno - gli exit poll hanno anticipato lo smarrimento della maggioranza a Westminster. Davanti a sé, in quella notte di inattesa quanto deludente sconfitta, la premier aveva due sole opzioni: dimettersi o andare avanti.

Pur tra mille tentennamenti, ha infine scelto di restare a Downing Street, agevolata anche dalla mancanza immediata di alternative. Ma i quattro mesi successivi - come facilmente prevedibile - si sono trasformati in un negoziato senza fine.

Non solo con l’Unione, per discutere il divorzio da Bruxelles, ma soprattutto con le diverse (contrastanti) anime del suo governo. Diviso su tutto, a cominciare proprio dalla Brexit. Da una parte gli euroscettici, pasdaran di uno strappo netto con il passato. Dall'altra i moderati filo-europeisti, con a cuore le ragioni del mercato. In mezzo, isolata, Theresa May. La seconda inquilina di Downing Street, dopo Margaret Thatcher.

Un'eredità pesante, in un ruolo già di per sé gravoso. Un libro di prossima uscita, "Fall Out: A Year of Political Mayhem", scritto dal giornalista Tim Shipman, svela i tormenti che la premier ha vissuto nelle settimane successive al voto di giugno. Un diario senza filtri, tra crisi di pianto e smarrimento, sconforto fino alla depressione e domande senza risposta. Sullo sfondo un paese, atteso dalla più grande sfida politica degli ultimi 70 anni.

Lorenzo Amuso

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