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USA-Armi: Wayne LaPierre getta la spugna

A pochi giorni dall’inizio del processo per presunta cattiva gestione, si dimette il leader storico della National Rifle Association, la lobby delle armi a stelle e strisce, che guidava da oltre trent’anni

  • 5 gennaio, 21:35
  • 10 luglio, 13:45
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Notiziario delle 21:00 del 05.01.2024

Notiziario 05.01.2024, 21:30

  • AP
Di: AP/Info RSI 

Se ne va “con orgoglio in tutto quello che abbiamo realizzato”. Se ne va a pochi giorni dall’inizio di un processo dove sarà accusato da una procuratrice (democratica) insieme ad altri manager di avere mal gestito i soldi dell’associazione, stornandone una parte per pagarsi spese personali, inclusa una crociera alle Bahamas. Wayne LaPierre non è solo il vicepresidente esecutivo e amministratore delegato della National Rifle Association; è il volto per eccellenza di quella lobby e dunque, per estensione, la personificazione del movimento favorevole alle armi negli Stati Uniti, di cui la NRA è l’espressione più nota e potente, ma non l’unica.

Classe 1949, nativo dello stato di New York, cattolico, studi a Boston, LaPierre ha guidato la NRA senza interruzioni dal 1991. In tutti questi anni ha difeso strenuamente il diritto dei cittadini americani di portare le armi, sancito dal secondo emendamento della Costituzione (che però quasi nessuno legge mai per intero: riguarda sì il diritto di portare le armi, ma “per garantire una milizia efficiente” e risale a quando gli Stati Uniti non avevano forze armate professionali, ma solo milizie civiche).

Alle stragi nelle scuole ha risposto puntualmente invocando guardie armate in ogni istituto; contro i killer solitari ha proposto la creazione di un database nazionale dei deboli di mente e l’aumento delle spese per la salute mentale. Abilissimo lobbista, dotato di molto intuito politico, ha nutrito e coltivato rapporti con tutti i candidati (in larga maggioranza repubblicani) favorevoli alla politica “guns everywhere” ed è stato ospite d’onore regolare di tutti i forum imprescindibili della destra americana, dal CPAC (Conservative Political Action Conference) in giù. Tra i suoi referenti , ovviamente, anche Donald Trump, il cui figlio, Donald Trump Jr, in passato è stato addirittura citato tra i possibili successori, con posizioni ancora più radicali di LaPierre.

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Negli ultimi anni la sua stella si è un po’ offuscata, anche per le accuse di gestione allegra, e la NRA è passata da oltre 6 milioni di membri (in un paese di 330 milioni di abitanti) a meno di cinque milioni. Nel 2021 la lobby ha anche tentato di dichiarare fallimento, ma il giudice glie l’ha rifiutato, ritenendo che stesse solo cercando di eludere i controlli.

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Un video finito sui social di LaPierre che spara a un elefante a distanza ravvicinata, durante una battuta di caccia in Botwsana, gli è costato le critiche dei conservazionisti. Della crociera alle Bahamas ha dichiarato che ci era è andato per motivi di sicurezza, perché in quel periodo era minacciato di morte. LaPierre va in pensione il 31 gennaio, un altro vicepresidente riprenderà la gestione ad interim. Chi però pensa che per la NRA questo possa essere l’inizio del crepuscolo potrebbe sbagliarsi di grosso.

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