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Ucraina: “Servirebbero nuove elezioni, ma ora è impossibile”

Intervista alla parlamentare, ex vice ministra di Poroshenko e politologa all’università di Kiev Inna Sovsun: “Sono spesso in disaccordo con Zelensky, ma non dobbiamo alimentare le tensioni”

  • 2 ottobre, 21:08
  • 2 ottobre, 21:08
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La critica interna a Zelensky: intervista alla parlamentare Inna Sovsun

SEIDISERA 02.10.2024, 18:51

  • archivio keystone
Di: Pierre Ograbek/RSI Info 

In Ucraina il presidente Volodymyr Zelensky ha più volte fatto capo a rimpasti governativi durante la guerra. Cambiamenti più o meno a sorpresa e non sempre facilmente comprensibili. Per l’ultimo in ordine di tempo, Zelensky ha invocato la necessità di forze fresche. Cosa sta capitando nel mondo politico ucraino? L’inviato RSI Pierre Ograbek lo ha chiesto alla parlamentare Inna Sovsun, ex vice ministra durante la presidenza Poroshenko e politologa all’università di Kyiv.

“È un momento politico difficile, perché sediamo in parlamento da cinque anni. Dovremmo organizzare delle elezioni. Ha senso, perché cinque anni sono sufficienti per un ciclo politico, poi bisogna rinnovare. Ma non possiamo, legalmente: sono proibite dalla legge marziale. Ma anche tecnicamente non si può: ci sono 5-6 milioni di cittadini che vivono all’estero e un milione è arruolato nell’esercito. Ci sono bombardamenti quotidiani sulle nostre città. Come si possono organizzare delle elezioni?”

Ma concretamente ci sarebbe la possibilità di condurre una campagna elettorale, qui, in un’Ucraina in guerra?

“Le elezioni implicano che ci sia una critica verso gli altri partiti. Io non voglio che ci siano delle discussioni pubbliche aggressive, delle critiche verso il presidente. Sono in disaccordo con molte delle sue posizioni, ma non vuol dire che si devono aumentare ulteriormente le tensioni, proprio in questo momento. Siamo in una sorta di stallo. È difficile andare avanti in questo modo, con questa struttura politica”.

Quindi diciamo che l’unità nazionale si impone? Non avete proprio scelta?

“Sono ancora sorpresa: ogni volta che discutiamo con i nostri partner stranieri diciamo sempre tutti la stessa cosa. Senza essere obbligati a farlo, ma piuttosto perché il messaggio da inviare è sempre lo stesso. Poi però ci sono disaccordi sulle questioni interne del paese. C’è sempre più preoccupazione per degli scandali di corruzione all’interno del Governo. Ce ne sono sempre di più, ma c’è anche una reazione che prima non c’era. Insomma, dei progressi ci sono”.

È un miglioramento, secondo lei, il fatto che ci siano più scandali?

“Sa, il mio compagno è nell’esercito dal primo giorno di questa guerra. Per me ogni caso di corruzione non è solo una questione di violazione della legge, è anche una questione di fare soldi mentre altri rischiano la loro vita. È inaccettabile. Ora però abbiamo un sistema per riconoscere almeno alcuni casi di corruzione. E sì, paradossalmente questi casi di corruzione sono il segnale di un progresso”.

Lei però menzionava anche altri disaccordi, sul piano della politica interna ucraina...

“Il punto più debole è che abbiamo un sistema che non può funzionare al meglio. Questo perché non ci sono le persone migliori nei posti più importanti. C’è appena stato un rimpasto governativo: diverse persone se ne sono andate e occorreva trovare dei nuovi ministri, ma non riuscivano a trovarli perché le personalità più reputate ed esperte hanno detto: “No, non vogliamo unirci a questa squadra a causa degli scandali di corruzione e anche per il modo in cui il sistema è organizzato”. Puoi essere nominato ministro, ma poi non dovrai tanto rendere conto al presidente o al parlamento (come dovrebbe essere, secondo la Costituzione), bensì ad alcune persone dell’Ufficio presidenziale, che non hanno alcun riconoscimento costituzionale. Però dispongono del vero potere”.

Ma lei come si spiega questo grande potere concesso ad Andrij Yermak, che è solo - per modo di dire - il capo dell’Ufficio presidenziale?

“Penso sia stata una scelta del presidente, per un qualche motivo. Siamo onesti: quando è arrivato al potere non aveva alcuna esperienza politica e ha scelto persone di fiducia su cui già contava in precedenza. Poi ha indetto elezioni anticipate che gli hanno assicurato la maggioranza assoluta in Parlamento, ma anche la maggioranza dei deputati del suo partito non aveva esperienza politica. Erano coscienti che ciò che avevano ottenuto lo dovevano al presidente e non avevano proprio alcun potere. Qualsiasi cosa l’Ufficio presidenziale dice loro di fare, loro lo fanno”.

Nel frattempo diversi ministri hanno dovuto lasciare il loro incarico. Zelensky ha spiegato che aveva bisogno di forze fresche. Erano davvero così stanchi, questi ministri?

“Fondamentalmente sono stati costretti ad andarsene, non è stata una loro decisione. Non sembrava che volessero davvero lasciare l’incarico e la decisione è stata presa da qualcun altro, e sappiamo dove è stata presa. Abbiamo ancora lo stesso centro di potere …e probabilmente ha senso, visto che siamo in guerra ed è molto difficile garantire completamente le procedure democratiche. Posso capirlo, ma solo fino al momento in cui questa autorità centralizzata si abitua a determinati benefici individuali, trascurando poi i benefici pubblici. Siamo in una situazione molto precaria”.

Intanto il Presidente Zelensky ha perso molti consensi. L’ex comandante dell’esercito Zaluzhnyi era più popolare di lui, prima di essere allontanato. Secondo lei Zelensky perderebbe il suo posto, in caso di elezioni?

“Il suo indice di gradimento è più basso rispetto a sei mesi fa, ma è pur sempre oltre il 50%. Non molti altri leader di paesi democratici possono dire altrettanto e dobbiamo riconoscerlo. È un riconoscimento per quanto sta facendo per il Paese e poi in questo momento non ci sono molte altre alternative. Anche il generale Zaluzhnyi, che lei ha menzionato, è stato molto popolare. Ora vive a Londra e non è molto presente; è un ambasciatore dell’Ucraina e risponde alle indicazioni del presidente. Non può agire come un attore politico indipendente”.

Ma quindi lei che situazione si aspetta, in un futuro non troppo lontano?

“Non posso dire che tipo di presidente avremo, perché al momento non capiamo quando e in che modo potranno tenersi delle elezioni. Dobbiamo prima fermare la guerra. La finiremo riconquistando i nostri territori? Allora Zelensky sarebbe il vincitore e verrebbe premiato. Se invece dovesse accettare una qualche forma di cessate il fuoco (come quelli del 2015-2016), dubito che questo favorirebbe la sua popolarità”. 

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