È stato un attacco record quello che in Ucraina si è concluso poco prima dell’alba di martedì. A partire dalle 23 di ieri notte (lunedì) 188 droni russi hanno attaccato il paese da molteplici direzioni, secondo i numeri ufficiali diffusi dall’aviazione ucraina. In tutto 17 regioni ucraine sono state prese di mira: praticamente tutto il paese, tranne le sue regioni più occidentali e lontane dalle base russe.
Mai così tanti droni tutti insieme avevano colpito l’Ucraina. Nonostante i numeri senza precedenti, l’attacco non avrebbe causato né morti, né feriti. I droni russi avrebbero però colpito diverse «infrastrutture critiche», ossia componenti chiave della rete energetica ucraina, bersaglio numero uno dell’aviazione russa. A Ternopil, nell’Ucraina occidentale, manca la luce da questa notte e continuerà a mancare almeno fino a questa sera. Rottami di droni sono precipitati su abitazioni private e condomini in diverse regioni del paese, fortunatamente senza causare gravi danni.
Nei cieli della capitale Kiev la battaglia è durata per tutta la notte. Sette ore in cui sono rimbombate le esplosioni dei missili antiaerei, gli scoppi secchi delle mitragliatrici e il ronzio dei droni kamikaze. Lo scontro si è fatto sentire anche nel centro città, nella zona delle ambasciate e degli hotel internazionali di solito lontana dai combattimenti aerei.
Alla fine della nottata, gli ucraini dicono di aver abbattuto 75 velivoli senza pilota e di averne contrastati altri 95 con sistemi di guerra elettronica, mentre cinque sarebbero entrati nello spazio aereo della Bielorussia.
Le sirene sono tornate a suonare questa mattina, nel timore che all’attacco con i droni ne seguisse uno con missili balistici. Gli allarmi in Ucraina sono ormai quotidiani. Da agosto, droni russi attaccano la capitale Kiev praticamente ogni giorno. Spesso in piccoli gruppi di 4-5 velivoli, ma che fanno comunque scattare l’allarme aereo, costringendo migliaia di persone ad alzarsi nel cuore della notte per ripararsi nei corridoi, nei rifugi o comunque lontano dalle finestre più esposte.
L’Ucraina risponde
La guerra aerea nei cieli ucraini si è intensificata dopo un periodo di pausa in cui i due paesi avrebbero provato a raggiungere, tramite la mediazione del Qatar, una moratoria sugli attacchi aerei contro le reciproche reti energetiche. In seguito al fallimento dei colloqui, probabilmente alla fine di agosto, la Russia è tornata a colpire la rete elettrica ucraina, mentre Kiev ha ripreso i suoi attacchi a lungo raggio contro raffinerie e centrali energetiche del Cremlino. Proprio ieri notte, decine di droni ucraini hanno attaccato la regione russa di Rostov, prendendo di mira basi aeree e magazzini.
L’Ucraina compie da oltre un anno attacchi simili utilizzando droni di produzione propria, ma a partire dal 17 novembre ha ricevuto l’autorizzazione di Washington a usare in questi bombardamenti anche armi a lungo raggio di fabbricazione americana. Proprio nella notte tra domenica e lunedì, sarebbe avvenuto il secondo di questi attacchi, in cui missili americani Atacms sono stati usati dagli ucraini per colpire una base aerea nella regione russa di Kursk.
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La Russia ha risposto a questi attacchi con il massiccio impiego di droni visto in questi giorni, ma soprattutto schierando per la prima volta in combattimento un missile balistico a lungo raggio con capacità nucleari, con cui la settimana scorsa è stata colpita la città ucraina di Dnipro. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha assicurato che la Russia possiede in riserva diversi di questi missili, ribattezzati “Oreshnik”, e che è pronto a «testarli in combattimento» ulteriormente se sarà necessario.