L'ottimismo emerso dai negoziati di Istanbul di martedì è stato in parte raffreddato dagli sviluppi sul terreno e dalle dichiarazioni di oggi, mercoledì. Le autorità ucraine hanno accusato la Russia di aver bombardato un centro della Croce Rossa a Mariupol. Da Ginevra non arrivano né conferme né smentite, visto che l'organizzazione non dispone più di un team sul posto.
Mosca aveva già fatto sapere nei giorni scorsi di volersi concentrare sulla conquista totale del Donbass, dove si trovano le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. Ieri per bocca del viceministro della Difesa Alexander Fomin aveva inoltre annunciato quale gesto di buona volontà un allentamento della stretta su Kiev e Chernihiv, un annuncio accolto con scetticismo da parte ucraina e occidentale.
Quest'ultima città - 280'000 abitanti, a nord-est della capitale - è stata però ancora bersaglio di intensi bombardamenti nella notte. Il portavoce del Ministero della difesa ucraino Oleksander Motuzyanik ha detto che alcune unità russe militari sono in effetti partite, ma che non c'è stato un ritiro significativo. Anche Irpin, alla periferia di Kiev, è di nuovo in mano ucraina ma non sicura perché ancora sotto attacco. Gli abitanti sono quindi invitati a non rientrare a casa.
Nel frattempo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha dichiarato che dal profilo diplomatico "non si può ancora parlare di progressi" e non ci sono passi avanti verso un possibile incontro fra i presidenti Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.
Infine, l'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha evocato possibili crimini di guerra commessi dall'inizio dell'invasione. Il condizionale resta d'obbligo perché deve essere un tribunale ad accertarli. L'ex presidente cilena non ha lasciato dubbi sul fatto che possa essere stata la Russia ha macchiarsene in maggiore misura, ma senza assolvere a priori le forze ucraine.
Ancora bombe nonostante le promesse russe
Telegiornale 30.03.2022, 14:30