Mondo

Un G7 unito nelle divisioni

Clima e commercio separano i grandi del mondo, coesi però su temi come terrorismo, migranti e crisi Ucraina

  • 27 maggio 2017, 20:00
  • 23 novembre, 05:33
I potenti del pianeta hanno faticato po' per evitare che Trump fosse troppo controcorrente

I potenti del pianeta hanno faticato po' per evitare che Trump fosse troppo controcorrente

  • Reuters

“Non uniti su tutto, ma neppure divisi su tutto”. Così fonti molto vicine al confronto svoltosi al G7 descrivono il risultato di questi due giorni in Sicilia che per la prima volta ha messo di fronte i leader europei, il Giappone e il Canada con il presidente americano Donald Trump.

“Le aspettative erano piene di incertezza poiché non è un segreto che la distanza c’è con Trump su questioni cruciali come il clima e il commercio”, hanno commentato alcuni diplomatici presenti a Taormina. “Poteva essere il G7 più difficile di sempre ma si può dire che c'è stato un dialogo molto franco e onesto, con divisioni su alcuni aspetti ma non tali da poterle definire una spaccatura”.

Un livello soddisfacente di consenso si è registrato sulle questioni di politica estera, in particolare in merito a Corea del Nord, Siria, Libia e lotta al terrorismo. E’ stato assai diverso invece il caso del commercio e del clima, a riguardo del quale le distanze già in partenza erano molto ampie. Solo ore di intenso negoziato e la volontà degli alleati europei di non arrivare alla rottura “sono riuscite a trovare un compromesso onorevole per tutti”.

Sul commercio, la quadra si sarebbe trovata su una formulazione generica di “lotta al protezionismo”, anziché su quella più restringente di “lotta a ogni tipo di protezionismo”, mentre sul clima personalità vicine al dossier assicurano che è stata superata la minaccia di chiudere il vertice con dichiarazioni distinte. “Ci sarà un'unica dichiarazione a sette nella quale i sei altri partner si impegnano a lasciare più tempo a Washington per prendere una decisione sull'accordo di Parigi”. Accordo, va ricordato, già siglato da Barack Obama a suo tempo e subito messo in forse da Trump.

E’ stato infine chiuso il capitolo sulla questione dei migranti dove il “wording”, che unisce la necessità della sicurezza a quella delle gestione dei flussi migratori nel rispetto delle leggi internazionali, soddisfa l’intero G7. E in merito alla crisi ucraina? Altre fonti riferiscono che anche gli americani sono orientati ad accogliere una formulazione che parli di "azioni ulteriori" se Mosca continuasse a non rispettare gli accordi di Minsk e la situazione in Ucraina peggiorasse ulteriormente.

ATS/AFP/Reuters/EnCa

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