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Un brutto clima per lo sci

La meteo sta avendo impatto sulle destinazioni turistiche invernali a bassa e media quota; un progetto europeo cui aderisce anche la Svizzera punta alla conversione di tali impianti

  • 11 marzo 2023, 06:26
  • 20 novembre, 11:47
05:16

Un dossier che fa discutere

sdr 09.03.2023, 22:14

Di: sdr 

La durata del manto nevoso durante l'anno si è accorciata e le temperature medie innalzate, con una prospettiva al 2050 di 3 gradi in più. Dall'elaborazione dei dati ricavati dalla piattaforma "European Data Journalism Network", si vede che tra il ’61 ed il 2018 l’aumento più elevato delle temperature medie nell'arco montano italiano è stato misurato nei comuni alpini di Aprica e Teglio, entrambi in provincia di Sondrio, accanto ai Grigioni: ben 3,9 gradi. Anche in aree vicino al Ticino le cose non vanno meglio, con aumenti in provincia di Verbania – sul Mottarone – di 3.1 gradi. Tutto ciò ha ricadute importanti sul settore degli sport invernali. In Lombardia, per citare alcuni numeri, sono 23 gli impianti che risultano dismessi, per assenza cronica di neve, fallimenti, crisi economica, fine "vita tecnica" delle strutture poi non rinnovate e 5 temporaneamente chiusi, ma dal futuro incerto. A livello nazionale, invece, sempre in Italia, tra impianti ed edifici dismessi, il numero sale a 249. Ben 138 sono quelli temporaneamente chiusi mentre 84 sono quelli "un po’ chiusi, un po’ aperti".

Impianti dismessi a Caspoggio, in provincia di Sondrio

Impianti dismessi a Caspoggio, in provincia di Sondrio

  • Legambiente

Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nello studio scientifico di Legambiente "Nevediversa 2023", che fotografa il turismo invernale nell’era della crisi climatica, con l’aumento ingente di costi economici ed ambientali e che molto sta facendo discutere a livello internazionale. Anche le competizioni sportive invernali hanno sofferto di questa "congiunzione" che vede siccità e meno neve. Basti pensare, rileva il rapporto, al numero di gare di Coppa del Mondo cancellate nella stagione 2022/2023 nelle varie discipline. Sotto i riflettori del dossier sono stati inseriti i cannoni sparaneve oltre confine: i costi stimati per l’innevamento di un chilometro di pista, infatti, possono raggiungere anche i 45'000 euro a stagione secondo gli studiosi, con consumi di energia e di acqua notevoli perché con un metro cubo d’acqua si producono circa due metri cubi di neve artificiale. Non da ultimo ha un impatto ambientale, spiegano: nei luoghi ad innevamento meccanico è stato riscontrato un ritardo dell’inizio dell’attività vegetativa fino a 20-25 giorni rispetto alla media, a causa della maggior permanenza al suolo delle lenti di neve artificiale, più compatta e pesante di quella naturale.

Gli ambientalisti puntano il dito contro gli impianti di innevamento meccanico

Gli ambientalisti puntano il dito contro gli impianti di innevamento meccanico

Vi è la necessità di "riprogettare il turismo invernale"

Bisogna invertire la rotta programmando un modello diverso di turismo invernale ai tempi della transizione ecologica, come ha spiegato alla RSI Vanda Bonardo, presidente italiana della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi (CIPRA), responsabile italiana Alpi di Legambiente e già presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta dal 1995 al 2011. Secondo la docente di scienze ambientali la politica su questi temi è ancora assente, quindi ci vogliono iniziative che partono dal basso. "Sono in crescita ovunque le attività no-crowds, o meglio quelle forme di frequentazione della montagna dove si prediligono le passeggiate, i winter trekking e in genere la vita all’aperto in aree di grande naturalità, in luoghi privi di infrastrutture, si legge nel rapporto coordinato da Bonardo. Modalità di fruizione non sempre quantificabili in termini numerici, ma in continua crescita, come ci ricordano molti operatori e animatori ambientali abituati ad osservare quotidianamente i territori montani frequentati da sempre più turisti in cerca di natura. A supporto di ciò c’è il dato dell'Osservatorio Confcommercio-Swg, secondo il quale la pratica dello sci e di altri sport invernali è solo al quinto posto”. Nevediversa narra storie di riconversione e le cosiddette pratiche di un turismo soft e più sostenibile. Tra le iniziative segnalate spiccano lo smantellamento della seggiovia biposto Scanapà a Castione della Presolana (BG) e i Piani di Artavaggio, a Moggio (LC), dove nel 2007 il Comune acquistò la proprietà degli impianti abbandonati negli anni 2000 per mancanza di neve, riattivò la funivia, ma fece smantellare i vecchi impianti in quota. Da allora sono aumentati gli sciatori con le pelli di foca e i ciaspolatori in inverno, i camminatori e i mountain biker d’estate. Dove non è stata possibile la riconversione vi sono quelli che Vanda Bonardo non esita e definire "scheletri", alcuni di questi anche accanto ai confini ticinesi.

Un piano internazionale per una "montagna diversa"

Su una proposta diversificata e resiliente di approccio all’ambiente montano lavora anche il progetto europeo "Beyond Snow", co-finanziato dall’Unione Europea tramite il programma Interreg Alpine Space. Il progetto riunisce enti pubblici e privati ed esperti di sei paesi alpini - Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia - che insieme elaboreranno percorsi di sviluppo sostenibile, processi di transizione e soluzioni attuabili. Partner per la Svizzera è il "Gruppo svizzero per le regioni di montagna". Nel corso dei prossimi tre anni, verranno co-progettate e realizzate attività di sensibilizzazione e formazione in 10 aree pilota distribuite in tutto l’arco alpino per coinvolgere cittadini e decisori a tutti i livelli, sia tecnici che politici, e per garantire che i modelli sviluppati e i percorsi tracciati soddisfino i bisogni delle comunità e dell'ambiente. Il progetto mira, inoltre, a creare linee guida politiche per una regione alpina resiliente.

La presentazione del progetto "BeyondSnow", cui aderisce anche la Svizzera

La presentazione del progetto "BeyondSnow", cui aderisce anche la Svizzera

  • Michele Maggi

Durante questo percorso verranno anche costruite forti relazioni tra partner e stakeholder chiave, come le autorità locali/regionali e i professionisti del turismo, ma anche con le comunità per motivarle a partecipare attivamente alla creazione di strategie di transizione innovative e concrete. Il progetto pilota in Svizzera sarà approntato nell’area del comprensorio sciistico Sattel-Hochstuckli. Alle porte, per concludere, ci sono anche le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Difficile fare previsioni a lungo raggio, ma in Italia non solo gli ambientalisti hanno lanciato un allarme circa l’utilità di costruire nuove strutture. Un capitolo, questo, che ha infiammato il dibattito subito dopo la pubblicazione del resoconto strutturato del clima che tira attorno al mondo degli sport invernali.

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Gli sport sulla neve

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