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Voto in Russia, un test per Putin

Alle urne in una cinquantina di oblast e nelle quattre regioni annesse in Ucraina - Elettori poco interessati alla politica; l'analisi

  • 9 settembre 2023, 07:49
  • 11 settembre 2023, 07:52
Russia Unita è il primo partito

Russia Unita è il primo partito

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Di: Stefano Grazioli

Domenica 10 settembre si va alle urne in Russia in una cinquantina di oblast per l’elezione dei governatori regionali e delle assemblee legislative, dei sindaci e dei consigli municipali. Si svolgeranno anche alcune elezioni suppletive per seggi vacanti alla Duma, il Parlamento centrale russo, e in vari parlamenti regionali. Se sono diverse le tempistiche e le modalità per oblast e tipo di elezione, si tratta comunque di un test importante per Vladimir Putin e Russia Unita, il partito che fa riferimento al presidente. È la prima tornata elettorale con milioni di russi chiamati ad esprimersi da quando è iniziata quella che a Mosca è chiamata ancora operazione speciale e al voto vanno anche le quattro regioni annesse lo scorso anno, quelle di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson.

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Repressione dell’opposizione

Dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina il sistema putiniano si è ulteriormente irrigidito, aumentando la pressione e la repressione sia nei confronti dell’opposizione extraparlamentare che nei confronti dell’elettorato e della società in generale, cui sono state imposte regole più forti per limitare diritti fondamentali come la libertà di espressione. In questo contesto di accentuato autoritarismo anche i numeri delle ricerche sociologiche vanno prese con le molle, anche se in sostanza sia quelle degli istituti più vicini al Cremlino che quelle di altri più indipendenti, come il Levada Center, dipingono il medesimo quadro.

Numeri a livello nazionale

Proprio secondo il Levada, nel suo sondaggio più recente di fine agosto, Russia Unita è a livello nazionale il primo partito (33%), seguito dai nazionalisti del Lpdr (Partito liberal-democratico, 10%), da quello comunista (9%) e dai socialdemocratici di Russia Giusta (4%). Vciom, istituto di ricerca più vicino ai corridoi del potere, attesta a Russia Unita il 37%, per il resto gli scostamenti sono minimi. Per il Levada il rating di approvazione per Putin ad agosto è stato dell’80%, per il primo ministro Mihail Mishustin. Il quadro nazionale è insomma favorevole a Russia unita e nelle regioni poco cambia, con il partito e i candidati vicini a Putin favoriti e spesso senza rivali.

Elezioni governatori regionali

In 21 oblast verranno eletti direttamente i nuovi governatori regionali. Tutti gli uscenti, a parte un comunista e due indipendenti, sono esponenti di Russia Unita: il più illustre è il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin, eletto per la prima volta nel 2010, l’ultima nel 2018 con oltre il 70% delle preferenze. Al di là del risultato che appare scontato, qui come altrove, un dato significativo in ogni caso potrà essere quello dell’affluenza alle urne. A Mosca nel 2018 aveva votato solo il 30% degli aventi diritto, segnale comunque di un certo scetticismo nei confronti del sistema politico. Difficile che la tendenza si inverta radicalmente con il paese che sta affrontando la guerra e confrontandosi con le sanzioni occidentali. In un sondaggio del Levada center dello scorso aprile il 39% dei russi ha dichiarato di interessarsi di politica e il 25% di credere di non poterla influenzare.

Voto nelle regioni occupate

Le elezioni nei territori occupati dalla Russia in Ucraina non sono riconosciute dalla comunità internazionale. Nelle regioni che confinano direttamente con le zone di guerra e sono al centro della controffensiva ucraina, come quelle di Zaporizhzhia e Kherson, verranno eletti i governatori regionali e in sostanza verranno confermati quelli attuali, Denis Pushilin (Donetsk), Leonid Pasechnik (Lugansk), Vladimir Saldo (Kherson) e Yevgeny Balitsky (Zaporizha). Per l’Ucraina queste elezioni non hanno nessun valore e Kiev continua a considerare questi territori parte del proprio territorio, temporaneamente occupato, che verrà liberato nel corso della controffensiva cominciata ai primi di giugno. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky anche la Crimea, penisola annessa nel 2014, dovrà rientrare a far parte dell’Ucraina. Qui si vota comunque solo per elezioni suppletive per la Duma e l’assemblea legislativa locale.

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