Analisi

Zelensky guarda al futuro con incertezza

La volontà di riprendere i territori occupati si scontra con la realtà sul campo e il presidente ucraino deve anche fare i conti con dissidi interni

  • 22 dicembre 2023, 05:48
  • 22 dicembre 2023, 05:52
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Volodymyr Zelensky

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

L‘anno in corso si chiude per Volodymr Zelensky e per l‘Ucraina sull‘onda dell‘incertezza. Rispetto allo scorso anno, dopo l’euforia per le vittorie autunnali sul campo, con il respingimento dei russi a sud di Kharkiv e sulla riva sinistra del Dnipro intorno a Kherson, la situazione è cambiata: la controffensiva sul fronte meridionale cominciata a giugno è stata decretata fallita dallo stesso presidente all’inizio di dicembre e nel Donbass le truppe del Cremlino proseguono una lentissima avanzata che comporta costi enormi da entrambe le parti. In una guerra di logoramento è la Russia che gode delle maggiori riserve e delle migliori prospettive, almeno al momento. Zelensky è inoltre in difficoltà a livello interno e la cornice internazionale, con i problemi degli aiuti a singhiozzo da parte di Stati Uniti ed Europa da una parte e l’apertura del conflitto in Medio oriente tra Israele e Hamas dall’altra, non pare essere favorevole come quella di dodici mesi fa, quando tra Kiev e Washington l’obiettivo e la speranza erano quelle di espugnare la Crimea già nell’estate di quest’anno.

02:08

Zelensky a Washington

Telegiornale 12.12.2023, 20:00

Gli obbiettivi rimangono

La realtà sul terreno è appunto un po’ diversa, ma nonostante tutto Zelensky nella sua recente conferenza stampa di fine anno ha ribadito che l’obbiettivo dell’Ucraina è quello di ripristinare i confini del 2014, recuperando i territori occupati all’est e al sud, Crimea compresa. Al momento Kiev non sta perdendo la guerra, ha detto il presidente, ed è fiducioso che Stati Uniti e Unione Europea continueranno a sostenere gli sforzi ucraini di fronte all’aggressione russa. La linea del fronte è statica, ha ammesso il capo di stato, e l’inverno pone un’ulteriore sfida alle forze armate. I vertici militari hanno detto che servirebbero circa 400-500’000 uomini per affrontare i prossimi mesi di conflitto, ma presidente, governo e Parlamento non hanno preso ancora decisioni definitive su una nuova mobilitazione.

Inoltre Zelensky ha ripetuto per l’ennesima volta di non vedere la possibilità di negoziati di pace con la Russia, giudicati irrealistici dato la volontà del Cremlino di proseguire nella guerra. Il piano di pace ucraino, quello già annunciato lo scorso anno, discusso a livello internazionale al vertice di Malta e che sarà di nuovo al centro dei colloqui che si terranno alla vigilia del Forum di Davos il prossimo gennaio, dovrebbe essere la base da cui partire: tra i dieci punti indicati c’è però quello dell’inizio di ogni trattativa con Mosca dopo il ritiro russo dal Donbass e dalla Crimea e per adesso le condizioni sono altre.

Il fronte interno

Il presidente ucraino, anche a causa della fallita controffensiva e dei dissidi emersi con il capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, ha iniziato a perdere consenso a livello interno. L’ampia forbice tra obbiettivi fissati e risultati ottenuti ha creato malumori all’interno dell’elettorato e gli ultimi sondaggi dell’Istituto di sociologia di Kiev (KIIS) indicano che al momento il 62% degli ucraini sostiene il presidente, contro l’84% dello scorso anno, mentre maggiore fiducia viene riposta nelle forze armate (96%) e nello stesso Zaluzhny (88%). In caduta libera sono anche il governo del premier Denis Shmyhal (52%) e il Parlamento (15%), con numeri che fotografano una sempre maggiore diffidenza verso le istituzioni in un quadro, politico ed economico, molto più traballante di quanto non lo fosse alla fine del 2022.

Le difficoltà di Zelensky e della maggioranza di governo hanno rilanciato anche le critiche delle opposizioni, che nelle ultime settimane si sono fatte più chiare: da quelle dell’ex presidente Petro Poroshenko a quella del sindaco di Kiev Vitaly Klitschko. Sullo sfondo ci sono le prossime elezioni presidenziali che dovrebbero tenersi nel 2024, ma sulle quali c’è ancora l’incertezza sull’andamento del conflitto.

Le difficoltà internazionali

L’autunno del 2023 con l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas ha cambiato anche il contesto internazionale e la nuova guerra ha spostato in parte l’attenzione politica e mediatica dell’Occidente dalla scacchiera ex sovietica a quella mediorientale. A questo si sono aggiunte le questioni interne statunitensi, con il duello tra democratici e repubblicani che si gioca anche sui finanziamenti all’Ucraina, e quelle europee: Zelensky ha incassato una piccola vittoria con il via libera alle trattative fra Kiev e Bruxelles per l’ingresso nell’UE, ma sul percorso incombe più di un ostacolo. I segnali che sono arrivati dall’Occidente indicano che il sostegno all’Ucraina non mancherà, ma anche in questo caso la differenza rispetto allo scorso anno è visibile: gli aiuti militari e finanziari sono già diminuiti nel secondo semestre di quest’anno e su quelli del futuro pesano inoltre le incognite delle elezioni presidenziali a Washington e di quelle europee in calendario già a giugno 2024.

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