Dopo un viaggio di quasi sette mesi e 470 milioni di chilometri percorsi nello spazio interplanetario, la sonda Perseverance della NASA è pronta a raggiungere Marte. L’atterraggio è previsto per giovedì sera alle 21.55 circa (ora svizzera) e potrà essere seguito in diretta sul sito e sui canali social dell’Agenzia spaziale americana.
L’esplorazione del pianeta rosso non è una novità: è dagli anni ’60 che l’umanità manda sonde e rover su Marte. Recentemente, anche gli Emirati Arabi Uniti e la Cina hanno inviato con successo i loro dispositivi nell’orbita marziana. Ma Perseverance ha un obiettivo più ambizioso: cercare tracce di vita passate, firme biologiche che possano rivelare l’esistenza pregressa di organismi viventi alieni. Oggi, infatti, il pianeta rosso si presenta come un deserto ghiacciato dall’aria irrespirabile, ma sappiamo che in passato era ricoperto da mari e oceani. In più, sulla sua superficie è stato trovato del metano, un’altra possibile spia della vita.
La corsa a Marte
Telegiornale 10.02.2021, 21:00
Il luogo dell'atterraggio
Il cratere Jezero, dove si poggerà la sonda, è stato scelto proprio con questo scopo: gli scienziati pensano che in precedenza possa aver ospitato un antico lago: osservandolo dall’alto sembra di vedere la forma del delta di un fiume. Se davvero c’è stata della vita, deve essere passata da là. Uno dei compiti di Perseverance sarà analizzare dei campioni di roccia raccolti in questo sito per cercare delle prime risposte.
Il cratere Jezero, su Marte, luogo dell'atterraggio di Perseverance
Un po’ di Marte sulla Terra
Altri campioni di roccia e polvere verranno invece stoccati e lasciati sulla superficie dalla sonda in attesa di future missioni che andranno a raccoglierli per portarli sulla Terra, dove potranno essere analizzati con precisione. Toccare un pezzettino di Marte sarebbe una prima per l’umanità. A questo progetto, che prende il nome di Mars Sample Return e che si svilupperà fino al 2030, collabora anche l’Agenzia spaziale europea (ESA).
Realizzare il sogno di sempre
“Andare su Marte è il sogno che coltiviamo dall’inizio dell’era spaziale”, racconta alla RSI la ricercatrice italiana Amalia Ercoli Finzi, ex docente di meccanica orbitale al Politecnico di Milano. Classe 1937, Ercoli Finzi non solo ha visto nascere l’era spaziale, ma ne è stata una delle protagoniste. Tra gli altri incarichi, è stata responsabile scientifica della missione Rosetta dell’ESA per lo studio della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Uno degli obiettivi di Mars 2020 con la sonda Perseverance è svolgere alcuni esperimenti in vista di future missioni umane sul pianeta rosso. “Pensate che si manda un rover che pesa più di una tonnellata e lo si fa scendere attaccato a un filo, perché quello che si vuole ottenere è l’atterraggio preciso, cioè che deve avvenire all’interno di una circonferenza di dieci chilometri”, spiega la ricercatrice.
La precisione è fondamentale “per un’eventuale creazione di un avamposto marziano, perché se ad esempio si vogliono portare dei tetti per costruire l’avamposto, bisogna farli atterrare vicini”. Tutto questo, osserva, “è in vista del grandissimo sogno dell’umanità che è la missione umana su Marte”. Ci riusciremo? Amalia Ercoli Finzi scommette di sì. Ma per vedere il primo passo di un uomo sul pianeta rosso bisognerà probabilmente aspettare la fine degli anni ’30.