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I migranti nella neve

E' l'ultima frontiera di chi vuole raggiungere la Francia: Bardonecchia - Pian del Colle. Ma ora è inverno e fa freddo

  • 20 gennaio 2018, 10:17
  • 23 novembre, 02:52
02:36

I migranti che sfidano le cime

Erica Manna e Alessio Pagani 20.01.2018, 10:09

A Bardonecchia, Niankoye lo ha portato un taxi, da Torino. Sì, un taxi: perché sul treno la polizia lo ha fermato e fatto scendere, visto che Niankoye, 16 anni, dalla Guinea, è senza documenti. Ha speso tutti i soldi che gli restavano per arrivare in Alta Val Susa, dall’altra parte del mondo, dopo aver attraversato i deserti, il Mediterrano, l’intera Italia e provare ora a raggiungere la Francia. Una volta arrivato a piedi dalla stazione di Bardonecchia a Pian del Colle, Niankoye credeva però che il difficile fosse alle spalle. E invece doveva ancora cominciare: il muro di neve del Colle della Scala e i 9 chilometri per arrivare a Névache, il primo centro abitato transalpino. È questa la nuova Lampedusa d’Italia: l’ultimo fronte per i migranti che sognano la Francia. Ma il passo alpino, per loro, rischia di trasformarsi in una tomba di ghiaccio.

Il viaggio

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Dove le maglie della frontiera sono più larghe

Quando incontriamo Niankoye, le mani non le sente quasi più. Mostra uno sfogo sulle dita, gli occhi si fanno cupi. Inizia a raccontare dei suoi quattro mesi in Italia, nel centro di accoglienza di Palermo. "Non ho mai visto un medico – spiega in francese – andare a scuola era complicato. Non c’era futuro". Decide di andarsene. Prende un autobus, arriva a Messina. Poi Roma e Torino. Perché due amici ce l’hanno fatta: gli hanno parlato di questa cittadina di montagna, dove le maglie della frontiera sono più permeabili. Peccato che loro, il confine, lo abbiano passato a settembre. Senza neve. Fino a quest’inverno, infatti, la strada non era difficile. Tanto che si stima che almeno 1'500 persone, originarie soprattutto delle ex colonie francesi, siano sconfinate. D’inverno, invece, è impossibile. "Ma ogni giorno qualcuno ci prova – raccontano dal Soccorso Alpino - . Tentano di salire fino a duemila metri, attraverso un valico chiuso proprio perché pericoloso".

C'è chi manifesta

Anche James ci proverà. Arriva alla stazione spingendo un trolley, con i suoi abiti sgargianti e la giacca di velluto. È nigeriano e in Francia ha due cugini. Domenico Cerri, volontario di Rainbow for Africa onlus formata da medici e infermieri di Torino che offre assistenza ai migranti, prova a spiegargli che avventurarsi adesso vorrebbe dire morire. È lui di turno nella stanzetta del Soccorso Alpino: quindici posti letto improvvisati, coperte anche sul pavimento, nell’indifferenza della località sciistica. Per questo nei giorni scorsi, la rete Briser les Frontières ha organizzato una marcia: da Clavière, ultima cittadina italiana, a Monginevro, in Francia. Per urlare, sugli striscioni, che "Solo quando non esisteranno più frontiere nessuno morirà per attraversarle".

Erica Manna e Alessio Pagani

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