L’intelligenza artificiale (IA) è un settore in piena crescita e vede anche il Ticino in prima linea, grazie all’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale (IDSIA), affiliato a USI e SUPSI, che figura tra i migliori al mondo.
Per capire esattamente cosa sia l’IA abbiamo chiesto l’aiuto di qualcuno che ci lavora ogni giorno: Marco Zaffalon, professore e ricercatore all’IDSIA.
Più di 60 anni di ricerca
Il momento della nascita ufficiale dell’IA come campo di ricerca è considerato da molti la conferenza di Dartmouth, durante la quale, nel 1956, venne usato per la prima volta il termine “intelligenza artificiale”. Partita con grandi speranze e obiettivi, la ricerca ha conosciuto fasi alterne, per arrivare a una serie di rapidi sviluppi a partire dal nuovo millennio, grazie a nuove tecniche e alla maggiore potenza di calcolo disponibile.
Un vasto campo di applicazione
Ma cos’è esattamente l’IA? “È un termine molto ampio, ma volendo dare una definizione possiamo dire che si tratta di quell’approccio scientifico che cerca di insegnare ai computer di risolvere un problema, qualsiasi esso sia” spiega Zaffalon. All’interno del campo l’IDSIA si concentra in particolare sulle reti neuronali, che cercano di simulare il funzionamento del cervello umano per permettere alle macchine di apprendere, la loro applicazione al campo della robotica, per creare robot in grado di muoversi autonomamente, e il machine learning, che si basa su grandi masse di dati per permettere alla macchina di apprendere tramite prove ed errori ripetuti.
Una tecnologia di ogni giorno
Nonostante sia un termine più associato con la fantascienza, l’IA viene già usata nella vita di tutti i giorni. Ogni volta che chiediamo aiuto all’assistente digitale sullo smartphone, quando chiediamo a Google di fare una ricerca o una traduzione online ricorriamo all’IA, che gioca un ruolo importante anche nella produzione degli oggetti che usiamo quotidianamente.
Un’intelligenza come quella umana
Nonostante i passi avanti fatti per l’IA resta una grande sfida: creare un’intelligenza simile quella umana. Per il momento le macchine, anche se in grado di apprendere, hanno bisogno di ripetere un compito molte più volte rispetto a un essere umano e non sono poi in grado di applicare quanto imparato ad altri campi. Lo sviluppo di questo tipo di intelligenza è solo una questione di tempo, secondo Zaffalon, che ipotizza ci si possa arrivare entro la fine del secolo. Altra questione è come ci si arriverà: una IA potrebbe avere delle reazioni di tipo umano basate su meccanismi interni molto diversi, “ma a quel momento sarà molto difficile fare la differenza” aggiunge Zaffalon, che conclude con un’incursione nel campo filosofico, aprendo la domanda sulla consapevolezza di una simile macchina.
Simone Fassora