Svizzera

‘Ndrangheta, armi e droga dalla Svizzera

Emergono anche legami con la Confederazione nella maxi-operazione antimafia europea, che ha portato all’arresto di 132 persone

  • 3 maggio 2023, 20:11
  • 7 settembre 2023, 15:35
Foto d'archivio

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Di: TG/Mattia Pacella

C’è anche un po' di Svizzera nell’operazione internazionale contro la ‘ndrangheta scattata mercoledì mattina in dieci Paesi (tra cui Italia, Germania e Belgio) e che ha colpito la cosca di San Luca dei Nirta-Strangio, coinvolta anche nella strage di mafia di Duisburg nel 2007. In tutto sono 132 gli arresti, per quella che gli inquirenti hanno definito una delle operazioni internazionali di “maggiore successo”.

Anche se nessun arresto è stato effettuato in Svizzera, come ci ha confermato il Ministero Pubblico della Confederazione, tuttavia, la Confederazione si dimostra ancora essere un territorio non soltanto di riciclaggio ma anche un hub per il rifornimento di armi e droga.

Le dieci Glock dello “svizzero”

Stando alle oltre duemila pagine dell’ordinanza di custodia cautelare della Procura di Reggio Calabria, che la RSI ha potuto consultare, due degli indagati - un 49enne e un 48 residenti in Calabria - avrebbero voluto importare in Italia dalla Svizzera 10 pistole semiautomatiche marca “Glock”. I due volevano rifornirsi - secondo gli inquirenti italiani - da un trafficante di armi non identificato, che vive nella Confederazione e che già in passato aveva reperito ai presunti membri della cosca le armi richieste. Il 48enne - leggiamo tra le carte - “disponeva di un collaudato canale di approvvigionamento di armi in Svizzera”. Tanto che il 1° febbraio 2021 scrive un messaggio al trafficante: “un mio carissimo amico mi ha chiesto se gli possiamo trovare 10 pistole Glock, tramite quel tuo amico… che gli hai dato le Beretta”. Voleva anche acquistare “due caricatori a 30 colpi calibro 40”, ma l’affare sembra non andare a buon fine. L’accusa infatti è quella di tentata importazione illegale di armi e detenzione illegale per altre 4 pistole. già in possesso dei due indagati.

Il “Kritikal" a 3'000 euro al chilo

Ma tra le carte dell’inchiesta si legge anche del caso di una tentato acquisto di stupefacenti in Svizzera senza precisare però dove. Infatti, un altro indagato - un 26enne residente in Calabria - scrive in una chat criptata, intercettata poi degli investigatori, che “aveva a disposizione, in Svizzera, 300 chili di “kritikal” ovvero una sostanza stupefacente del tipo "hashish' al prezzo di 3'000 euro al chilogrammo. Ma a causa del prezzo troppo elevato anche in questo caso l’affare non sarebbe andato in porto. “C’è un amico mio che ha 300 kg in Svizzera, ma il kritikal lo vuole a 3mila al kg. - scrive - “Questo qui lo vogliono a 3'000 euro. Compa! È troppo. A dopo Compa!”.

L'auto targata Ticino

Non solo affari illegali, perché un altro indagato parla di “affari legali” che avrebbe effettuato attraverso la propria società di diritto spagnolo. Il 59enne calabrese, nell’aprile del 2021, si confrontava con tale signor “Rossi”, al quale riferiva di trovarsi "in quel momento a Zurigo per onorare dei contratti in Svizzera, certi con alcuni ospedali”. Ai suoi clienti l’uomo - secondo le forze dell’ordine - si presentava come “imprenditore farmaceutico”. Il 59enne era operativo con le sue attività a livello internazionale, dalla Spagna alla Corea del Sud. Al contempo, secondo gli inquirenti, faceva affari illegali con lo smercio di sostanze illecite.

Lo stesso indagato, nel luglio del 2021, viene rintracciato in Calabria mentre era alla guida di un auto targata Ticino, intestata a una società di Bedano. In realtà, la targa - è emerso dopo gli accertamenti degli inquirenti - era stata clonata e sarebbe stata utilizzata in modo abusivo.

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