A due giorni dal voto sull'iniziativa UDC "Per un'immigrazione moderata", a Berna fa discutere una lettera dei partner sociali indirizzata al Consiglio federale. Tema: l'accordo quadro Svizzera-UE. Nel documento, inviato a metà agosto, viene ribadita la necessità di rinegoziare l'accordo e di mettere l'accento sulla protezione dei salari e su un meccanismo bilaterale per risolvere eventuali controversie.
I mittenti sono i sindacati, l'Unione svizzera arti e mestieri e l'Unione svizzera degli imprenditori. "L'accordo attuale non otterrebbe sicuramente una maggioranza dei consensi. Metterebbe in pericolo la protezione dei nostri salari. Ci vogliono nuovi negoziati per migliorare notevolmente l'accordo", spiega Daniel Lampart, segretario dell'Unione svizzera dei sindacati.
Per i firmatari, inoltre, è necessaria un'alternativa all'attuale proposta di risoluzione delle controversie. La bozza che è ora sul tavolo prevede che sia prima un tribunale arbitrale a risolverle. Qualora ciò non fosse possibile, la decisione spetterebbe alla Corte di giustizia dell'Unione europea. L'alternativa propone di togliere questo secondo passaggio.
"Alla fine dobbiamo fare attenzione che la sovranità della Svizzera non venga limitata. Dobbiamo trovare un meccanismo che ci permetta di essere alla pari", commenta Hans-Ulrich Bigler, direttore dell'Unione svizzera arti e mestieri. Una posizione condivisa anche da Lampart: "È certo che i diritti fondamentali, come quelli umani, debbano valere anche in Svizzera. Ma quello che non possiamo accettare è di avere delle istanze arbitrali, come la Corte di giustizia dell'Unione Europea, che in passato - in alcuni casi - ha già deciso a sfavore della protezione salariale".