Svizzera

Asili nido: manca personale

Carenza di educatori e di educatrici in Svizzera - “È un’attività impegnativa con enormi responsabilità”

  • 1 aprile 2022, 18:23
  • 5 luglio 2023, 21:28
02:37

SEIDISERA del 01.04.2022 - Il servizio di Anna Maria Nunzi

RSI Info 01.04.2022, 20:20

  • Tipress
Di: SEIDISERA/Cca 

In Svizzera un considerevole numero di educatori e educatrici di asili nido stanno abbandonando la propria professione e optando per un’altra attività a causa di un elevato livello di stress, di salari relativamente bassi e di pochi giorni di vacanza.

“È una professione che viene sottovalutata, tanti hanno l’impressione che non si faccia altro che giocare con i bambini, ma non è così semplice. È un’attività impegnativa con enormi responsabilità” spiega Mirchan Ok, 23enne che dopo l’apprendistato ha lavorato solo per un anno e mezzo in un asilo nido.

Il riorientamento professionale sta però causando dei problemi di offerta e di capacità all’interno di alcuni asili nido. A Zurigo, ad esempio, sono più di 500 i posti vacanti. Dopo alcuni anni di lavoro mal pagato e stressante, gli educatori e le educatrici si sentono costretti ad optare per dei mestieri in un diverso settore.

“È un’attività impegnativa con enormi responsabilità. Occorre sostenere i piccoli, ad esempio, con il loro sviluppo motorio e cognitivo e molto spesso manca l’apprezzamento da parte dei genitori”, spiega ancora il ventitreenne zurighese.

Le strutture ci sono, manca il personale

Negli ultimi anni in Svizzera si è parlato molto di mancanza di asili nido. Dopo un intervento della Confederazione e la creazione di oltre 65'000 nuovi posti di lavoro, oggi il problema sembrerebbe essere cambiato, a mancare è infatti il personale qualificato.

Nicole Hablützel-Ruch, responsabile di diverse strutture di asilo nido nella regione di Winterthur, afferma che “ci sono degli asili nido che offrono ad esempio un abbonamento generale o altre agevolazioni per riuscire ad occupare i posti vacanti. Io non posso permettermelo e temo che sarò costretta a ridurre di un quarto le capacità. È ovvio che creeremo dei problemi a tante famiglie, ma non saprei come aiutarle. Non posso fare dei compromessi sulla qualità, se manca il personale, dovrò ridurre l'offerta”.

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