La storia delle elezioni per il Consiglio federale è certamente complessa e si presta a tutta una molteplicità di riflessioni retrospettive: le stesse, che possono anche aiutarci a inquadrare meglio tante dinamiche politiche del presente. Mercoledì prossimo l'Assemblea federale si pronuncerà per la successione in Governo a Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga. Per la corsa ai due seggi la partita si consumerà tutta fra UDC e PS, gli schieramenti dei ministri dimissionari, e non dovrebbe davvero riservare una particolare suspense. Nel passato più recente, invece, le suppletive per il Consiglio federale hanno riservato anche momenti più coinvolgenti e confronti talvolta molto diretti. Proviamo a rammentarli. E facciamo, tanto per cominciare, un salto indietro nel tempo di oltre un decennio.
Una corsa tutta romanda (2009)
Nel 2009, dopo l'annuncio dell'uscita dal Governo di Pascal Couchepin, tenne banco per tutta l'estate la possibilità di una candidatura ufficiale di Fulvio Pelli, all'epoca presidente del PLR svizzero. L'ipotesi appassionò le cronache, vista la prospettiva di un ritorno della Svizzera italiana fra gli scranni dell'Esecutivo. A prevalere furono però le mire dei liberali-radicali francofoni, ben determinati a mantenere in terra romanda il seggio lasciato dal vallesano. Didier Burkhalter e Christian Lüscher, che in quell'anno erano membri, rispettivamente, degli Stati e del Nazionale, furono quindi designati come candidati ufficiali del PLR.
Nel 2009 Didier Burkhalter si impose nella corsa per il seggio in Governo lasciato da Pascal Couchepin
A vivacizzare l'elezione ci pensò però
Urs Schwaller, il consigliere agli Stati friburghese schierato dal PPD nel tentativo di riconquistare quel secondo seggio in Governo perduto dal partito, sei anni prima, con l'estromissione di Ruth Metzler. Alla fine prevalse il politico neocastellano, che incassò 129 voti al quarto scrutinio. Schwaller ne ottenne 106 e il ginevrino Lüscher, dopo tre votazioni con esiti interessanti, appena 4. Al primo scrutinio 34 voti andarono a
Dick Marty: ma l'allora consigliere agli Stati prese la parola dinanzi all'Assemblea per precisare che non era in corsa e che sosteneva Burkhalter, pur invitando i parlamentari a riflettere sulla questione della presenza in Governo della Terza Svizzera.
Fra PS e PLR (2010)
Appena un anno dopo, le Camere tornarono a riunirsi in seduta congiunta per eleggere i successori di due ministri dimissionari: il socialista Moritz Leuenberger, che lasciava le sue funzioni dopo ben 15 anni in Governo, e il liberale-radicale Hans-Rudolf Merz, politicamente indebolito per il suo discusso ruolo nella gestione della crisi degli ostaggi svizzeri nella Libia di Gheddafi. A contendersi l'elezione per il PS furono quindi Simonetta Sommaruga, all'epoca consigliera agli Stati, e l'allora consigliera nazionale Jacqueline Fehr, Nel PLR si puntò invece su un ticket composto da Johann Schneider-Ammann, che faceva parte del Nazionale dal 1999, e da Karin Keller-Sutter, già da anni ministra cantonale di San Gallo.
Settembre 2010: Schneider-Ammann e Sommaruga, qui durante la loro prima conferenza stampa a Berna subito dopo la loro elezione a consiglieri federali
A tentare di scompaginare le carte furono in quell'occasione l'UDC e i Verdi. I democentristi, continuando a rivendicare un secondo seggio in Governo, schierarono il consigliere nazionale friborghese
Jean-François Rime. Gli ecologisti, invece, tentarono l'assalto alla diligenza candidando la solettese
Brigit Wyss. Entrambe le candidature si infransero però di fronte ad un'Assemblea federale per nulla disposta ad assecondare le mire dei rispettivi partiti. Vano fu quindi il tentativo di Rime di attaccare prima il seggio socialista, e poi quello del PLR. La deputata verde al Nazionale, scesa in campo per la successione a Merz, ottenne invece un massimo di 57 preferenze. Le votazioni sancirono così la vittoria di Schneider-Ammann e Sommaruga, eletti rispettivamente con 144 e 159 voti.
Socialisti a confronto (2011)
Dopo le Federali del 2011, e nel quadro del rinnovo complessivo del Governo, il Parlamento fu chiamato a eleggere il successore di Micheline Calmy-Rey. La consigliera federale ginevrina, dopo un'estate scandita da insistenti voci su un suo imminente ritiro, ufficializzò in settembre le sue dimissioni dal Governo. Alla selezione del PS per la successione prese parte anche Marina Carobbio, divenuta pochi anni prima vicepresidente del partito svizzero. Ma la ticinese, nonostante il riconoscimento delle sue competenze, non ebbe fortuna. La scelta del gruppo parlamentare cadde infatti su Alain Berset, dal 2003 consigliere agli Stati del canton Friburgo, e Pierre-Yves Maillard, ministro dal 2004 del Governo vodese.
Alain Berset, vincitore nel 2011 nella corsa alla successione di Micheline Calmy-Rey, e il suo sfortunato competitore Pierre-Yves Maillard
La competizione si preannunciò da subito interessante. E ad alimentare l'attenzione furono in particolare le nette diversità fra i due candidati: su posizioni più moderate il primo; decisamente più impetuoso il secondo, tipico esponente dell'ala sindacalista del partito. A convincere la maggioranza del Parlamento fu Berset, che alla seconda votazione fu eletto con 126 voti e con un vantaggio di 63 preferenze rispetto al vodese. Del tutto vani, anche stavolta, i tentativi dell'UDC di entrare in partita:
Jean-François Rime, sceso nuovamente in lizza per i democentristi, ottenne infatti solo una cinquantina di voti.
La rivincita dell'UDC (2015)
L'UDC avrebbe dovuto attendere altri 4 anni per ritrovare il suo secondo seggio in Governo. Forte di un netto successo alle Elezioni federali, e dell'annunciato ritiro dall'Esecutivo di Eveline Widmer-Schlumpf, il partito tornò alla carica presentando un "tricket" volto ad affrancare l'immagine del partito da una prevalente connotazione svizzero tedesca. Per comporlo furono infatti designati rappresentanti delle varie regioni linguistiche: due consiglieri nazionali, lo zughese Thomas Aeschi, il vodese Guy Parmelin, e Norman Gobbi; quest'ultimo chiamato in corsa dall'UDC, al di là della sua militanza leghista, per le chiare affinità ideologiche con la linea del partito svizzero.
Il "tricket" UDC, con Aeschi, Gobbi e Parmelin, nell'imminenza del voto del 2015 per il rinnovo del Consiglio federale
A posteriori si può forse affermare che il "tricket" fosse stato congegnato in modo da far emergere la personalità del vodese. Ciò, peraltro, poteva anche riflettere il fatto che proprio in Romandia l'UDC aveva avuto, negli anni precedenti, un'espansione di tutto rispetto. Ad ogni modo Parmelin ottenne da subito il maggior numero di consensi e, dopo tre scrutini, si impose con 138 voti. Molti di più rispetto a Aeschi, che chiuse la sua corsa con 88 preferenze, e al consigliere di Stato ticinese, che nelle tre votazioni dell'Assemblea federale non andò oltre una cinquantina di voti.
Il ritorno della Terza Svizzera (2017)
L'anticamera della Svizzera italiana di fronte alla stanza dei bottoni sarebbe terminata due anni più tardi. Le dimissioni di Didier Burkhalter diedero da subito un forte impulso alla candidatura di Ignazio Cassis, all'epoca capogruppo del PLR alle Camere. Che si trattasse di una successione da gestire in chiave "latina", fu chiaro in partenza. Altrettanto chiaro, il fatto che occorresse dare finalmente una risposta alle rivendicazioni della Terza Svizzera. Con tutto ciò il PLR dovette comunque fare i conti con due candidature espresse dalla Romandia: quella del ministro ginevrino Pierre Maudet e quella della consigliera nazionale vodese Isabelle Moret.
Anche il PLR, dopo l'UDC nel 2015, adottò la soluzione di un "tricket" per la successione in Governo a Didier Burkhalter: a comporlo, Isabelle Moret, Ignazio Cassis e Pierre Maudet
Per il primo non era ancora emersa la vicenda giudiziaria - quella del controverso viaggio ad Abu Dhabi - che sarebbe poi sfociata nel suo tracollo politico e nell'esclusione dal partito. In quel momento Maudet appariva anzi come una delle personalità di maggior spicco del PLR in Romandia. Inoltre, rispetto al politico ticinese, poteva vantare un'esperienza ormai consolidata come uomo di esecutivo. Ma all'Assemblea federale la sua candidatura non decollò. Già al primo scrutinio Cassis distanziò Maudet e Moret con uno scarto nell'ordine di una cinquantina di voti. E alla seconda votazione venne eletto con 125 preferenze.
Due donne in Governo (2018)
Praticamente senza storia furono invece, nel 2018, le suppletive per il Governo dopo le dimissioni di Doris Leuthard e Johann Schneider-Ammann. Per la successione a Leuthard il PPD puntò su un ticket tutto al femminile: Viola Amherd, forte di quasi 13 anni di presenza in Consiglio nazionale, e la ministra urana di lungo corso Heidi Z'graggen. Il PLR schierò due suoi rappresentanti di spicco al Consiglio degli Stati: Karin Keller-Sutter, che quell'anno presiedeva la Camera dei cantoni, e il nidvaldese Hans Wicki.
L'abbraccio fra Amherd e Keller-Sutter, dopo la loro elezione al Governo
Amherd e Keller-Sutter vennero quindi elette già ai primi scrutini e anche con consistenti vantaggi rispetto alle maggioranze assolute richieste: 148 voti per la deputata vallesana e 154 per la "senatrice" sangallese. Quest'ultima, 8 anni dopo la sua prima, sfortunata corsa al Consiglio federale, poté così prendersi la rivincita subentrando in Governo proprio a Johann Schneider-Ammann, che nel 2010 le era stato preferito per la successione ad Hans-Rudolf Merz.
Verdi all'attacco (2019)
Una certa suspense caratterizzò invece il rinnovo integrale del Governo dopo le Federali del 2019. E a innescarla furono i Verdi che, sull'onda del loro grande successo alle elezioni, rivendicarono apertamente il diritto ad un seggio in Consiglio federale, attaccando quello occupato da Ignazio Cassis. Per questa sfida aperta alla "formula magica", gli ecologisti schierarono direttamente Regula Rytz, la loro presidente di allora. In vista del voto dell'Assemblea federale, un solo interrogativo s'impose sovrano: i rapporti di forza in Governo avrebbero retto di fronte all'impeto della "onda verde" scaturita dalle urne?
Regula Rytz, che nel 2019 guidava i Verdi svizzeri, tentò senza successo di attaccare il seggio in Governo di Ignazio Cassis
La posizione di Cassis non appariva del resto invulnerabile, vista la sconfitta subìta dal PLR alle Federali. Inoltre il gruppo socialista alle Camere diede a Rytz il proprio sostegno, facendo così traballare la concordanza. Gli altri partiti di Governo si espressero però per la continuità. E in evidenza, inoltre, furono anche le prese di posizione a sostegno della Svizzera italiana, rientrata nell'Esecutivo con Cassis da appena un paio d'anni. Il responsabile del DFAE fu così riconfermato già al primo scrutinio con 145 voti, a fronte degli 82 incassati dalla Rytz. L'assalto dei Verdi fallì ma aprì anche un dibattito, che ancora oggi perdura, sull'attualità della cosiddetta "formula magica".
Fin qui, una storia lunga e costellata spesso da trepidazioni, sviluppi inaspettati, candidature forse non "selvagge" ma comunque di rottura. Per mercoledì prossimo, come già detto, tutto dovrebbe procedere senza particolari sussulti. Ma dopo le prossime Federali andrà ancora così?