La Svizzera, dalle concitate giornate che hanno visto i talebani prendere il potere in Afghanistan, ha ricevuto 7'800 domande per la concessione di visti umanitari o di ricongiungimento familiare, ma solo in tre casi hanno ottenuto il via libera da parte della Segreteria di Stato della migrazione.
Le cifre anticipate dalla SRF, confermano che la Confederazione applica la linea secondo la quale il fatto che gli studenti islamici abbiano assunto la guida del paese, in sostanza, non costituisce un motivo valido per poter stabilire in Svizzera. Una posizione troppo rigida secondo taluni. Del tutto giustificata invece per chi sostiene la posizione assunta dal Consiglio federale a metà agosto quando era impegnato nel salvataggio dei cittadini svizzeri e dei collaboratori locali. Il Governo aveva stabilito che, come aveva spiegato Karin Keller Sutter, non sarebbero stati accolti gruppi di afghani ma che le richieste di ammissioni individuali sarebbero state valutate una per una.
In diversi casi le domande sottoposte alle autorità elvetiche erano degli appelli generici, in molti altri invece è stato ufficialmente richiesto un visto umanitario o comunque il ricongiungimento familiare.
Per Berna il problema tocca questioni sia formali sia sostanziali. Da una parte le richieste vanno infatti inoltrate da una rappresentanza svizzera all'estero. Dall'altra - per legge - il visto umanitario viene concesso in caso di minaccia individuale particolarmente grave e dimostrabile. Ciò che è stato il caso per le tre domande che hanno ottenuto risposta positiva.
Il Consiglio federale sarebbe invece disposto a valutare un aumento dei contingenti di profughi spettanti alla Svizzera dinanzi ad un'eventuale richiesta internazionale di collocamento.