Uber ha tempo fino a fine mese per ricorrere, o per assumere i collaboratori che finora operano da indipendenti: l’ufficio cantonale del lavoro ginevrino ha comunicato la decisione all’azienda due giorni fa. Interpellato dalla RSI, il consigliere di Stato responsabile del dossier Mauro Poggia (MCG) è chiaro: "O Uber si piega alla nostra legge, oppure dovrà andare a lavorare in un altro paese".
È da tempo che si discute dello status dei taxisti di Uber in Svizzera. Già la Suva e un tribunale avevano giudicato che i termini di lavoro dei conducenti è da considerare un impiego. "Il modello attuale”, aggiunge Poggia, “non fa altro che trasferire il rischio d'impresa sulle spalle degli autisti". L’auspicio del politico ginevrino è che anche gli altri cantoni seguano il suo esempio: "Stiamo applicando leggi svizzere, non specifiche ginevrine".
Oltre alle questioni contrattuali coi dipendenti, si aggiunge anche il diritto internazionale. Se Uber - che non ha sedi in Svizzera - assume del personale qui, deve annunciarsi e ottenere permessi. L’azienda ha annunciato ricorso (che avrà effetto sospensivo) contro questa decisione, che le è stata comunicata due giorni fa.
Diversi autisti in passato hanno espresso preoccupazione, affermando che senza poter far capo alla piattaforma non avranno più lavoro. Come risponde loro Mauro Poggia? "Devono capire che abbiamo delle leggi. L’obiettivo dello Stato non è far perdere loro il lavoro, ma dar loro le garanzie sociali che abbiamo costruito nei decenni."
In primo luogo un reddito assicurato anche in caso di malattia, infortunio e dopo il pensionamento.
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