Ha confermato di aver aggredito la vittima, un giovane portoghese, in nome dell'autoproclamato Stato islamico. O meglio, di aver ucciso in reazione alla Svizzera e alla sua politica anti-califfato. Queste le dichiarazioni fatte, il primo giorno di processo al Tribunale penale federale, dal 29enne svizzero-turco che il 12 settembre di due anni fa pugnalò a morte a Morges un uomo scelto a caso al grido di "Allah è grande".
Processo per l'attentato di Morges
SEIDISERA 12.12.2022, 19:37
Lunedì pomeriggio, l'uomo interrogato a lungo dalla Corte, non ha però saputo (o voluto) dare altri dettagli sul suo pensiero. Ha detto che oggi ritiene quell'aggressione "un errore"; si è detto dispiaciuto per la famiglia della vittima e di essere interessato a "frequentarli". Ha detto anche di non volerne più sapere della Jihad, la guerra santa e dello Stato islamico, che oggi definisce un gruppo fasullo.
RG 12.30 del 12.12.2022 Il servizio di Aron Guidotti
RSI Info 12.12.2022, 14:14
L'imputato ha ucciso pochi mesi dopo essere uscito dal carcere una prima volta. Se ne era parlato molto, in particolare in Romandia, e se ne è parlato anche oggi. La Corte, infatti, ha cercato di capire cosa lo abbia spinto a passare all'atto dopo che in carcere (vi era finito per un incendio a una stazione di servizio) aveva già dichiarato di non volere più avere nulla a che fare con lo Stato islamico. Era infatti un osservato speciale. Cosa lo ha spinto dunque? L'imputato dice che, una volta uscito dal carcere, gli sono tornate in mente le sue ricerche sulla "guerra santa" e che sono queste memorie ad averlo spinto ad agire.
Il 29enne aveva cominciato ad informarsi sullo Stato islamico già dal 2016. Agli atti ci sono molti elementi che dimostrano la sua vicinanza alla propaganda islamista. In quello che lui chiama un processo di scoperta unicamente religioso ha infatti intrattenuto anche relazioni con due esponenti noti dello jihadismo vodese. Uno sta scontando 15 anni di prigione in Francia (tra l'altro per aver pianificato atti di terrorismo); un altro figura in carcere nel nord della Siria. La sentenza è prevista il 10 gennaio.